“Non tutto è risolto” al teatro della Pergola di Firenze
Vi confesso subito che non è stato facile per me, questa volta, recensire “Non tutto è risolto”, lo spettacolo che è sulle tavole del palcoscenico del teatro della Pergola di Firenze ancora oggi in pomeridiana come ultima replica.
Scritto da Franca Valeri e da lei interpretato nel ruolo di una contessa insieme a tre bravi attori, Licia Maglietta che interpreta la segretaria, Gabriella Franchini la cameriera e Urbano Barberini il figlio, per la regia di Giuseppe Marini, i costumi di Mariano Tufano, le musiche di Marco Podda e le scene di Alessandro Chiti questa pièce, che dura 100 minuti senza intervallo, vorrebbe essere una sorta di racconto della lunghissima carriera della stessa Valeri-Contessa che ritornando nella sua avita dimora, un palazzo ormai decadente, trova soltanto un’enorme, splendida stufa di maiolica austriaca, ormai spenta e abbandonata da anni, che diventa il suo alter ego.
Al suo ininterrotto, e apparentemente slegato, flusso di ricordi di fronte alla stufa, si contrappone la precisa metodicità della sua segretaria che vorrebbe continuamente ricondurla all’ordine ma che, alla fine, l’abbandonerà sconfitta, e la simmetrica, totalmente opposta, colorata figura della cameriera-ex pantalonaia; e c’è pure un figlio, al quale all’inizio la Valeri-Contessa dà il ruolo di maggiordomo, che interagisce con lei col suo affetto inconsistente.
A un certo punto balena, con l’apparizione volutamente spettrale di una sedia a rotelle bianca sul palcoscenico buio su cui la Valeri-Contessa, per un attimo si siede, la prospettiva per lei terrificante, molto beckettiana, di una vita chiusa e ferma all’interno di quella stanza con la sola presenza della segretaria maniacalmente assillante e del figlio superficialmente amorevole ma, alla fine, perché ancora “tutto non è risolto”, la protagonista deciderà di abbandonare definitivamente il palazzo, e anche il figlio, e portarsi appresso la cameriera colorata e scarmigliata con il progetto di trasferire anche la monumentale stufa nella nuova casa per restare ancora “in gioco”.
Vi dicevo all’inizio quanto mi sia venuto difficile recensire questo spettacolo perché pur apprezzando la straordinaria voglia di vivere e di recitare che ha ancora Franca Valeri, la prima e più grande attrice comica italiana della televisione, nonostante la sua età anagrafica, ragguardevole abbiamo fatto un po’ di fatica nell’ascoltarla e seguirla per tutti e cento i minuti dello spettacolo data la sua non perfetta dizione dovuta alla sua patologia invalidante ma il pubblico numeroso, ed io con loro, l’ha applaudita calorosamente e a lungo insieme ai suoi bravissimi colleghi.
Lascia senza fiato la lezione di forza, di coraggio, di tenacia che la Valeri ci dà con questo suo spettacolo. Per questo sento ciò che vuole esprimere Fausta, il desiderio di non far morire il teatro. Tuttavia ho anch’io avvertito un pò di difficoltà da parte dell’attrice, giustificatissima direi, che ha purtroppo rallentato un pò i tempi. Un grande applauso comunque a tutti quanti.
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grazie Stefania 🙂
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Forse perchè la sua patologia mi tocca molto da vicino, forse perchè ero in prima fila, forse perchè mi ha sempre emozionato la sua presenza in teatro, forse perchè questo è stato il suo modo di supportare la lotta ingaggiata dal Teatro Valle per non morire, per non far morire il teatro…….mamma mia, quanti forse….. ma senza scuse per me…io ho amato ogni singola parola, anche quelle – poche, a dire il vero – che non ho capito ma che erano chiare nell’insieme. Per questo sto rilegendo il libretto per apprezzarne ancora più a fondo la bellezza….
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grazie Fausta per queste tue parole 🙂
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mi emoziona la lotta della Valeri per continuare ad offrire il suo messaggio teatrale. Tuttavia ritengo che si debba, ad un certo punto, lasciare l’eredità (soprattutto quando è così enorme come la sua) e seppellire l’ascia di guerra. Con tutto il mio dispiacere e il mio affetto.
Abner
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esattamente quello che volevo dire, Abner, grazie 🙂
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