Riflessione…funeraria di Daniela Domenici
Ogni mattina andando a scuola dal bus vedo uno dei tanti cimiteri di guerra americani sparsi sul nostro territorio e immancabilmente mi torna in mente la celebre e stupenda poesia del grande Totò
http://www.antoniodecurtis.com/poesia8.htm
perché?
Perché vedere la nuda e commovente semplicità delle croci senza fronzoli e orpelli di statue, fiori e cappelle varie, l’omogeneità delle suddette, tutte perfettamente identiche, il candore del bianco del marmo delle croci contrapposto al verde del curatissimo prato, la totale mancanza di candele, luci e lumini vari mi fa pensare alla innegabile e imperitura verità delle parole finali della poesia “’A livella” di Totò: dopo la morte siamo tutti uguali, non ci sono più differenze sociali, di censo, di ricchezza…
‘A morte ‘o ssaje ched”e?…è una livella.
…
‘Nu rre,’nu maggistrato,’nu grand’ommo,
trasenno stu canciello ha fatt’o punto
c’ha perzo tutto,’a vita e pure ‘o nomme:
tu nu t’hè fatto ancora chistu cunto?
…
Perciò,stamme a ssenti…nun fa”o restivo,
suppuorteme vicino-che te ‘mporta?
Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive:
nuje simmo serie…appartenimmo à morte!”
…
…dovrebbe essere appesa all’ingresso di ogni nostro cimitero…
Il cimitero di guerra mi ricorda questa mia, inedita.
La collina
E giunti qui, su petrosa collina,
dove il sole arriva d’improvviso
è proprio qui che trovano riposo
soldati giunti da lontane terre.
Le bianche croci recitano i nomi
e i pochi anni di loro esistenza.
Posso ancora vedere i loro visi,
di ragazzi a sognar la loro casa.
E la paura, qui, sulla collina,
che fermava il respiro nella gola,
quando intorno urlavano le bombe,
e il cannone parlava la sua lingua.
Montecassino, un’Abbazia solinga,
che s’affaccia sulla latina valle,
vide un massacro, nel quarantaquattro,
tra le sponde del Rapido e del Liri.
Le strategie volevano nemici
ragazzi quasi tutti sui vent’anni,
arrivati qui, in terra sconosciuta,
ricca di storia, bella senza l’armi.
Soldati che ne persero, di amori,
fanciulle, che li attesero, ma invano,
madri ansiose di star sulla collina
a riabbracciare quel figlio lontano.
Anche oggi la pace è un solo sogno,
tanti conflitti spuntano ogni giorno
e i campi-profughi si serrano ogni sera
d’anime afflitte senza più una terra.
Mai impareremo ad essere più uniti,
a conquistare col solo intelletto,
a convincere il mondo d’esser uno,
uno soltanto, un grande, unico tetto.
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grazie, Adele, la pubblico domani nel giorno della Shoah, contro tutte le guerre…
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Anche a me dà una splendida sensazione di pace il cimitero degli americani che si vede andando verso Pontassieve, così come l’atmosfera solenne e forte del grande cimitero di Redipuglia. Per il resto (io parlo soprattutto del Campo Verano di Roma) andare al camposanto è più o meno la stessa cosa che andare ad una mostra d’arte – bellissima, è vero – ma che non ha più niente a che fare con la morte che ci fa tutti uguali!
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non avrei saputo dirlo meglio, Fausta…
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Concordo, ma ce ne dobbiamo ricordare anche in vita. Cosa stringiamo tra le mani? Niente, polvere, che presto tornerà alla polvere. Allora tutto questo affanno per vite particolari, smodate, confuse, piene di ansia. Perchè?
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Bella riflessione, e credo che dovremmo davvero riflettere su questi mausolei che si trovano nei cimiteri… ma che ci vuoi fare, il ricco deve fare il ricco anche da morto.
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