‘U tempu ca passa di Enza Doria, recensione di Daniela Domenici

siculiana

Quando qualche mese fa una signora siciliana mi ha telefonato dal Belgio all’improvviso perché aveva trovato casualmente, girellando sul web, il mio sito e voleva dirmi che le era piaciuto non immaginavano, Enza e io, che da quella telefonata sarebbe nata non solo una bella amicizia, “a distanza” per evidenti motivi logistici, ma che, soprattutto, saremmo riuscite a dar vita, attraverso la perfetta sinergia tra la sottoscritta, correttrice e curatrice, e l’amica Paola, straordinaria grafica http://sescrivi.altervista.org/  che da tempo aveva nel cuore (…chissà se un giorno Paola e io riusciremo a creare la nostra personalissima casa editrice…) a questo libro.

Enza è nativa di Siculiana, in provincia di Agrigento, città nella quale lei e il marito avevano un hotel e da cui sono emigrati più di vent’anni fa per andare a vivere e a lavorare vicino a Liegi in Belgio dove insieme gestiscono un ristorante enoteca.

Questo libro, “’u tempu ca passa” di Enza Doria, che tra pochi giorni vedrà la luce, è un inno d’amore alla propria amatissima città, Siculiana, è un commovente e commosso omaggio alla sua terra attraverso modi di dire, aforismi, ricordi, ricette e storielle, tutte rigorosamente in dialetto, per non dimenticare le proprie origini e trasmettere alle giovani generazioni quella saggezza popolare che per l’autrice costituisce l’essenza profonda del suo essere, le sue radici.

Ho suggerito a Enza di lasciare tutto nel dialetto agrigentino originale, di non mettere la traduzione in italiano perché sono convinta che la sua musicalità e la sua pregnanza siano assolutamente intraducibili (ve lo dice una che si è laureata con una tesi in dialettologia siciliana e che si è trovata a dover tradurre in italiano alcuni modi di dire del dialetto catanese con perifrasi che hanno reso la traduzione una pallida imitazione dell’originale…)