Adriana, una straniera a Sanremo, di Simonetta Ronco, recensione di Daniela Domenici

Mi è stato fatto dono di quest’opera prima della scrittrice, e docente, genovese Simonetta Ronco pubblicato una decina di anni fa, l’ho letto in un soffio nonostante la mole ragguardevole, 310 pagine, e mi è piaciuto talmente tanto che voglio parlarvene.

Innanzitutto perché la straordinaria protagonista di questa storia immaginata da Ronco è Adriana, messicana d’origine e sanremese d’adozione, una donna volitiva, intraprendente, tenace, coerente, madre amorevole e imprenditrice coraggiosa che riesce, nei primi trent’anni del ventesimo secolo, nonostante il suo essere donna e per di più non italiana e, ancora peggio, durante l’ascesa del fascismo, a ritagliarsi un ruolo nella vita e nell’economia della città di Sanremo: bravissima l’autrice a caratterizzarla sia con i tanti dialoghi che con le parti narrative.

Adriana è circondata da una miriade di coprotagonisti/e che Ronco riesce a delineare con dettagli precisi tali da renderli/e molto vivi/e: dalla suocera Caterina alle cognate Ebe e Clelia, dal suocero Anselmo ai cognati Luigi e Giovanni, dal marchese Domenico al marito Demetrio e tanti/e altri/e ancora: i miei complimenti più calorosi per come li/le ha descritti/e.

Un altro elemento che ha incontrato il mio gradimento è l’ambientazione storica della vicenda con continui puntuali riferimenti agli eventi di quel periodo; e mi è piaciuta molto anche la scelta di Ronco di essere una narratrice esterna che osserva e descrive senza giudicare e/o prendere posizione con un linguaggio asciutto, senza fronzoli.

Complimenti all’autrice e…spero di leggerne altri!