accadde…oggi: nel 1871 nasce Lesya Ukrainka, poeta e prima donna sulle banconote ucraine, di Enrico Martelloni

Lesya Ukrainka, la poetessa del risveglio ucraino

Lesya Ukrainka, poetessa e poliglotta, era nata il 25 febbraio di centocinquanta anni fa nel 1871 a Novohrad-Volyns’kyj. Si chiamava Larysa Petrivna Kosach. La madre era anch’essa poetessa e di raffinata famiglia del nonno Dragomanov che visse alcuni anni a Firenze.

Come il Risorgimento italiano non furono soltanto Mazzini, Cavour e Garibaldi, anche in Ucraina il risveglio slavo dell’antica terra dei ruteri, dei russ kiviani, ebbe parallelamente come la Polonia,i suoi poeti e musicisti che volsero il loro sentimento alla libertà e all’indipendenza dal giogo russo. Negli anni a cavallo tra il XIX e il XX secolo, Larysa portò avanti la coscienza dell’indipendenza ucraina scuotendo l’anima del suo popolo parimenti al precursore, pittore e poeta nazionale, Taras Shevchenko, fino all’indipendenza compiuta anni dopo la morte. Fu infatti, per conseguenza l’armistizio di Brest Litowsk nel 1917,che la allora soprannominata Malorussia ebbe la sua indipendenza, cui confini andavano da oltre l’oblast della Volina, Leopoli, fino al Don, alla Crimea, al kuban, al mar Caspio. Larysa Ukrainka va annoverata tra gli ispiratori del secondo risorgimento ucraino come patriota al pari di Franko, Skoropadskij, Petlura e il presidente Grushevsky.

Fu, infatti, l’Ucraina, una repubblica indipendente  per breve tempo, travolta dalla tragedia della rivoluzione bolscevica nel 1921. Per i suoi riconosciuti meriti la giovane poetessa, trova oggi onore sulle banconote da 200 Grivnia, la moneta nazionale, come un tempo lo erano i nostri più brillanti uomini e donne sulle banconote della Lira italiana. La sua lirica, imponente per produzione, prende di frequente spunto dal risveglio della primavera che esprime il trionfo della vita dopo il letargo invernale, e trova nell’esempio e nell’esperienza agraria dei contadina e dei Kulaki, i simboli e l’espressione della libertà desiderata nella mitezza e laboriosità della natura. ( alla fine allego una sua poesia: Contra spem).

Una delle opere più famose della poetessa, “La canzone della foresta” (pubblicata nel 1912), narra dell’amore impossibile tra una ninfa dell’acqua e un giovane uomo. È il suggestivo racconto abitato da creature che potrebbe ricordare “Il ninfale fiesolano”. Larysa, da un tocco morbido a tinte vellutate ai suoi personaggi che rimandano alla fragilità della natura umana e alla complessità dello spirito anche se provengono da mondi improbabili, ammantati di magia. È, però, nel quadro di uno strapotere russo,che la Ukrainka consolidò la sua coscienza di libertà e indipendenza, attraverso la sua lirica giunta famosa e diffusa in tutto il popolo.

Nel corso della sua breve esistenza (la poetessa morì a soli 42 anni), con le sue opere, scosse gli umori degli ucraini, denunciando l’apatia, l’inerzia e la passività di fronte allo strapotere dell’impero; senza dimenticare di dare voce alla sofferenza derivata da questa sottomissione che portò la Ukrainka a convincersi del fatto che l’unico modo per liberarsi dalla dominazione russa fosse la scelta di ingaggiare la lotta armata. Viaggiò per tutta Europa fino a vivere per due anni nella città ligure di Sanremo. La tubercolosi la stroncò al suo ritorno in Ucraina, ma ebbe il tempo di conoscere nel 1903, ed avere una stretta corrispondenza, il professor Angelo De Gubernatis docente a Roma. La sua esperienza dopo la morte a Surami nel 1913, influenzò  tutti coloro che lottarono per l’indipendenza perduta durante il socialismo sovietico che costò milioni di morti e deportazioni alla popolazione e ai suoi principali eroi come lo furono Bandera e Shukhevych con molti altri e i poeti ucraini degli anni sessanta Stus e Simonenko.