17 gennaio, giornata nazionale del dialetto, alcune frasi nella lingua siciliana delle/i mie/i antenate/i Daniela Domenici
ripropongo questo mio post che vuol essere un inno d’amore per questa lingua così straordinaria…
– Sveggognata, cummogghiti, ma unni vai cu st’anchi ‘n chianu?
– Traduzione: svergognata, copriti, dove vai con queste gambe nude?
– Spiegazione: ‘u chianu è uno dei modi per indicare la piazza quindi uno spazio all’aperto (come a Regalbuto, per esempio, le due piazze principali, collegate dal corso, si chiamano “’u chianu e ‘a chiazza”)…di conseguenza la ragazzina con i pantaloncini corti (qual ero io appena arrivata dal continente) viene vista dalla bisnonna come una svergognata che si deve coprire perché ha le gambe (l’anchi – le anche) “in piazza”, scoperte, alla vista di tutti
– ‘A picciridda nun voli mangiari…cill’aiu a civari
– Traduzione: la piccolina non vuole mangiare..la devo imboccare
– Spiegazione: l’assonanza tra “civari” e l’italiano “cibare” è evidente ma qui colpisce, secondo me, l’immagine quasi da nido, da mamma che col mangiare nel becco “civa”, nutre i suoi piccoli
– ‘A vistina nova? M’insaiai aieri…mi pari ca mi sta troppu fitta
– Traduzione: Il vestito nuovo? Me lo sono provato ieri…mi pare che mi stia troppo stretto
– Il verbo dialettale “insaiare”, come notate, suona molto simile al “saio” francescano quindi dà l’idea di un qualcosa che si infila dalla testa e scende giù subito come un saio
– Unni vai cu sti peri chini ‘i cadda?
– Traduzione: dove vai con questi piedi pieni di calli?
– Da notare il plurale “cadda”, tipico di molte parole siciliane, che ricorda il plurale delle parole neutre latine della seconda declinazione; è una frase che si sentono dire coloro che sono stanchi ma vogliono continuare a camminare
– ‘Ntappai ‘a testa mura mura
– Traduzione: ho sbattuto la testa in tutti i muri
– Da notare anche qui il plurale “mura” non come le mura che circondano una città ma come il solito plurale neutro latino; e qui c’è anche da sottolineare l’uso del raddoppiamento di una parola, tipico della lingua siciliana, per indicare una molteplicità di luoghi come, per esempio, staiu furriannu casa casa – sto girando come una trottola in giro per la casa. Vorrei farvi notare anche l’assonanza onomatopeica tra il verbo ‘ntàppàri” e l’azione di sbattere, provateci !!!