“L’importanza di chiamarsi Ernest” al teatro Sancat, recensione di Daniela Domenici
Ieri sera ho avuto il piacere di essere invitata in un nuovo, per me, spazio culturale di Firenze, il teatro Sancat, in via del Mezzetta, dove ha debuttato uno dei testi più celebri del teatro di tutti i tempi, “L’importanza di chiamarsi Ernest” di Oscar Wilde, portato in scena dalla compagnia teatrale I Felloni che “è lieta di mostrarvi come una piccola e innocente bugia possa dare vita ad un’esilarante vicenda…” diretta dal giovane, e già molto promettente, David Contri (che ho applaudito da poco in veste di attore ne “La Bisbetica domata”…) con la collaborazione del suo staff tecnico composto da Fedora Ginanni aiutoregista, le costumiste Laura Masoni e Ilaria Favini, la scenografia di Isacco Stiaccini, Adriana Bucchi e Giulio Meoni, il tecnico luci e foto Claudia Viti, il tecnico del suono Alessandro Conti Alunno e la grafica di Chiara Zampetti e David Contri.
Un cast alquanto numeroso: dieci tra attori e attrici che meritano un altro applauso virtuale qui e un “bravi” dopo quelli calorosi e prolungati ricevuti ieri sera dal pubblico che ha riempito la sala del Sancat.
Vorrei però fare un complimento in più a Chiara Petrassi che ha dato vita a una straordinaria Lady Bracknell, a Giulio Meoni e a Martino Pozzi, i due presunti Ernest, simpaticissimi nelle loro ininterrotte bugie senza fine. Brave anche Valentina Dell’Acqua, una Gwendolen ubbidiente ma decisa e Elisa Betti, una dolce ma determinata Cecily, fidanzate dei due Ernest; Alessio Melani che dà vita a un reverendo davvero buffo con i suoi tic e Sara Breschi che è l’istitutrice di Cecily. Completano il cast Angela Castellini, la cameriera Lane, Matteo Maccagnani il maggiordomo Merriman e Alessandro Bianchi il gendarme.
Sorrisi e risate per tutte le due ore dello spettacolo che verrà replicato oggi pomeriggio, non mancate: I Felloni vi aspettano!
