chiedi a tua madre, l’assenza dei padri nell’educazione, di Cinzia Pennati

Chiedi a tua madre potrebbe essere uno slogan, invece è la risposta di quei padri che demandano completamente l’educazione dei figli.
Quei padri presenti fisicamente ma assenti emotivamente, incapaci di dimostrare i propri sentimenti, oppure assenti sia emotivamente che fisicamente, come nel caso di rotture importanti o separazioni.
Chiedi a tua madre, potrebbe essere uno slogan sociale, perché se i figli falliscono la responsabilità é esclusivamente delle madri.
Madri “cattive” che stabiliscono i confini e i limiti, che richiamano i figli alle responsabilità: “Metti a posto la stanza, torna presto, puoi stendere? Non puoi stare tutto il giorno in panciolle!”. Madri che s’incazzano, si stressano, vanno fuori di testa. Madri che diventano “quelle” esagerate per i padri e noiose per i figli.
Nel frattempo la coppia scoppia, silente o meno, e -all’interno della famiglia- si creano altre solidali triangolazioni che non fanno bene a nessuno, soprattutto ai nostri figli.
Le madri ci sono troppo, controllano, entrano in ansia, cercano di tenere tutto in piedi, é questo che si sente dire. Ma succede che, a volte, i padri diventano altri figli e non sanno più fare i padri.
Questo é un problema sociale, conseguenza della cultura. Padri che non sanno esserci, stabilire limiti, padri che talvolta ammiccano ai figli e non li sanno gestire. Non sanno niente dei risvolti emotivi, perché il patriarcato distrugge le donne ma anche gli uomini.
Non aiuta il genere maschile ad indagare, loro che devono essere tutti d’un pezzo, supereroi dalla tenera età, non li aiuta a chiedere aiuto, non li aiuta a gestire i sentimenti, le perdite e i fallimenti.
E non lo sanno fare nemmeno con i figli.
Mancano i padri, le donne non possono fare tutto da sole, invece, é questo che gli si chiede, costantemente: fate figli e quando li fate ciò che succede é responsabilità vostra. Vostra la quotidianità e ciò che saranno.
E le madri parlano con altre madri: dove ho fallito? Cosa ho sbagliato? La colpa che distrugge e non permette un avanzamento, ci fa restare lì, ancorate alla sottomissione.
I figli sono il ricatto sociale più grande.
Mancano i padri e nessuno ne parla perché fa comodo, il lavoro rimane il campo principale della loro esistenza, i figli e la cura ad appannaggio della madre. Il lavoro, per le donne, é un lusso, il bordo della loro esistenza, qualcosa di sacrificabile. Per non parlare dei desideri, stralci rubati.
E credetemi, non sono una nostalgica dei padri di un tempo, autorevoli e basta; sto solo cercando di posare lo sguardo sui danni che il sessismo produce nei figli e sugli uomini di oggi.
Perché ogni nostro gesto sostitutivo al padre- che é uomo- conserva la sottomissione e la manda avanti, danneggiando le figlie ma anche i figli.
Con questo non voglio dire che non ci siano responsabilità materne, visto che i nostri adolescenti secondo i dati istat non stanno benissimo, ma che esiste una responsabilità dei padri di cui nessuno parla, di cui la società non fa menzione.
E sulle responsabilità condivise?
Chiedi a tua madre.
Le donne possono volete tutto e potere tutto, ma non tutto insieme.
Un lavoro, delle aspirazioni, un compagno e un padre per i propri figli, ad esempio.