la vita terrena, di Laura Cosso, recensione di Valeria Vite

La vita terrena è un romanzo di relazioni, musica, traumi. L’autrice è Laura Cosso, che con quest’opera debutta in libreria dimostrando di essere una scrittrice di grandi potenzialità.
Vittoria è una ragazza tormentata da un oscuro passato: la sorella ritardata Stella, che ha abortito spontaneamente dopo essere rimasta incinta da un soldato a sedici anni, è morta suicida. Diventata adulta, Vittoria è una compositrice che ha perso la voglia di scrivere musica ed è divisa tra due uomini: Andrea, studente fuoricorso che ha tentato il suicidio e Carlo, un padre di famiglia. I due ragazzi sono uniti da un forte legame, infatti la ricca famiglia di Carlo ha assunto come domestica la madre di Andrea dopo la morte del padre di quest’ultimo. Vittoria è supportata dall’ambiziosa e esuberante Giulia e dal vicino omosessuale Maurizio.
Laura Cosso insegna Arte scenica al Conservatorio di Milano e ha riversato la sua vocazione per la musica nel romanzo, scegliendo una compositrice come protagonista e menzionando continuamente opere di musica classica; la scrittrice vive inoltre a Torino, città natale di Vittoria. Sorge spontaneo domandarsi quanto sia autobiografico il romanzo, soprattutto perché una una donna di mezza età, presumibilmente l’autrice, posa nuda sulla copertina dell’opera, dando l’impressione che qualcuno voglia rivelarsi, scrivendo questo libro o comparendo come personaggio.
La scrittrice è all’incirca coscritta di Vittoria, perciò conosce bene gli anni Novanta, decennio in cui è ambientata la vicenda e in cui la protagonista ha trent’anni. Il romanzo è un omaggio a questo periodo storico che viene evocato con nostalgia dai CD, la guerra in Kosovo e tanti piccoli particolari che non passano inosservati. Si tratta di un passato recente, che tutti conosciamo e che il lettore sarà indotto a ricordare con nostalgia.
L’autrice ama le citazioni colte, infatti vengono menzionate, oltre alle opere di musica classica, versi di Baudelaire, biografie di compositori, monumenti di Milano e Torino, riferimenti alla politica e moto altro ancora. Quasi tutti i personaggi sono inoltre di cultura elevata e si nominano alcune università milanesi. L’universo in cui si muove Vittoria è dunque un mondo di bellezza e ideali, ma è molto distante dalla perfezione: il disagio psicologico, se non addirittura psichico, riguarda direttamente o indirettamente molti personaggi.
Le relazioni che legano i vari personaggi non sono convenzionali: Giulia è stata l’amante di un professore universitario, Vittoria è stata l’amante di Carlo e poi di suo padre Anselmo e la famiglia di Carlo ha adottato quella di Andrea. Tali legami non vengono presentati come inappropriati, ma come la naturale evoluzione della vita umana, che spesso non segue le convenzioni sociali. Se consideriamo che i genitori di Carlo sono militanti di sinistra, possiamo affermare che questo romanzo simpatizzi per un orientamento politico ben definito, sebbene esso non sia il tema principale della narrazione.
Il ritmo del romanzo è lineare e sono rari i colpi di scena, proprio perché l’autrice si sofferma sulla psicologia dei personaggi e le relazioni da loro intessute. L’interiorità dei personaggi è dipinta come un affresco, perciò ci si affeziona ai vari attori della vicenda e il romanzo risulta subito intrigante. Si ricorre spesso all’espediente narratologico del mise en abyme e del flash back per intricare e dunque impreziosire l’intreccio. Il lettore è incuriosito dal mistero della morte di Stella e della sua gravidanza, che rende il romanzo molto simile ad un giallo. La vita terrena è un libello sottile, ma dal contenuto profondo, che non lascia indifferente.