Filottete, di Sofocle, regia di Sergio Maifredi, all’abbazia di san Nicolò del Boschetto a Genova Cornigliano, recensione di Daniela Domenici


Un luogo magico per uno spettacolo emozionante, commovente, avvincente: ieri sera nel chiostro dell’abbazia di san Nicolò del Boschetto a Genova Cornigliano abbiamo vissuto un’intensa apnea emotiva, che è poi diventata un lungo, caloroso e meritatissimo applauso, con “Filottete” di Sofocle, seconda tappa della trilogia dedicata alle “tragedie odissiache”, prodotto da Teatro Pubblico Ligure e spettacolo di apertura della seconda edizione di “Pellegrinaggi metropolitani. Passi, parole e musica per rammendare i margini”.
Calorosi complimenti al regista Sergio Maifredi e ai tre attori protagonisti, in primis a Gianluigi Fogacci nel ruolo di Filottete, abbandonato da anni malato sull’isola di Lemno, straordinaria classe attoriale, e poi a Corrado D’Elia, che dà vita a un arrogante e dominante Odìsseo, e al giovane Alessio Zirulia che interpreta Neottolemo, figlio di Achille, indeciso se obbedire alla richiesta di Odìsseo di trafugare l’arco o avere compassione e aiutare Filottete.
Il testo è stato tradotto appositamente per lo spettacolo da Giorgio Ieranò, docente di letteratura greca all’università di Trento; i costumi sono di Paola Ratto e le musiche di Michele Sganga.