Tonya Harding, uno scandalo sportivo, la storia di un antieroe, un racconto di forza e fragilità, di Valeria Vite

“Tonya Harding”, uno scandalo sportivo, la storia di un antieroe, un racconto di forza e fragilità.

Tonya Harding (2017) di Craig Gillespie è la storia di uno scandalo, di un’antieroe dello sport americano, di una sportiva da record, di come un contesto famigliare tossico può rovinare una campionessa. Non si tratta di fantasia, è la vera biografia di una pattinatrice sul ghiaccio che è entrata nella leggenda, nel bene e nel male.

Tonya inizia a pattinare a quattro anni grazie alla crudele e anaffettiva madre e conoscerà giovanissima il suo primo marito, un uomo violento da cui non riuscirà a separarsi. Considerando anche che è povera, non ha il tipico fisico da pattinatrice, deve cucirsi i costumi da sola, i numerosi traumi le provocheranno un caratteraccio che non si addice ad una principessa del ghiaccio, i giudici non la considerano degna di rappresentare l’America nelle competizioni sportive e le assegnano dei punteggi bassi. Ma Tonya è comunque la più forte di tutte e riesce ad essere la prima americana e la seconda pattinatrice al mondo ad eseguire un triplo axel, un salto difficilissimo che oggi è diventato standard per gli uomini, ma che le donne eseguono raramente. Tonya parteciperà alle gare nazionali e alle Olimpiadi, sino a quando alla sua rivale verrà rotto un ginocchio in un’aggressione. Tonya, ritenuta colpevole, perderà l’occasione di dedicarsi al pattinaggio e dovrà ripiegare sul pugilato.

Un’intera generazione conosce la storia di Tonya Harding, è quasi una leggenda, perciò il film è strutturato come un’intervista ai personaggi principali, che è straordinariamente somigliante a dei video autentici. Qui gli attori sono più vecchi, ripensano alla vicenda con nostalgia e conferiscono alla trama una tinta di realismo.

Margot Robbie è una grande star: ha interpretato Barbie (2023) e Harley Quinn in più film con successo, guadagnandosi il titolo di icona di Hollywood. Il rischio in questo caso era che la bellezza e il carisma dell’attrice oscurassero la personalità del personaggio, ma la Robbie ha saputo imitare alla perfezione i gesti, le movenze, le espressioni e il carattere della Harding da guadagnarsi una candidatura all’Oscar. La Harding scurrile, maleducata, strafottente, inarrestabile, invincibile, eppure fragile, incapace di costruirsi relazioni sane, costretta a vivere nel ruolo dell’antieroe rispetto alla sua rivale, la pattinatrice cui farà rompere il ginocchio. Se il mondo del pattinaggio artistico era una reggia di cristallo, la Harding ha portato la vera America in quella sfilata di principessine, eppure ha anche violato le regole fondamentali dello sport, aggredendo un’avversaria. Ma forse questa è anche la prova di quanto Tonya fosse disposta a fare per realizzare i suoi sogni, dopotutto ha persino lasciato la scuola per dedicarsi al pattinaggio. Certe volte il personaggio interpella lo spettatore, perché questa è la sua storia e lei vuole che prevalga la sua versione dei fatti.

Si aggiudica l’Oscar come attrice non protagonista Allison Janney, l’attrice che interpreta la madre di Tonya. Alta e secca, fumatrice accanita con una voce bassa e roca, pelliccia marrone e pappagallo sulla schiena, è un villain perfetto, una madre senza cuore. O forse prova dei sentimenti? Dopotutto si è spezzata la schiena come cameriera per permettere alla figlia di dedicarsi al pattinaggio. Probabilmente era così determinata dal portare la figlia al coronamento dei propri sogni dal dimenticarsi che i figli hanno bisogno anche di amore.

Sebastian Stan è Jeff, il marito di Tonya, inizialmente gentile e affettuoso, successivamente violento e a tratti psicopatico. Sara lui, insieme al migliore amico megalomane, ad orchestrare l’aggressione? Tonya era consapevole dei loro piani? Le versioni si accavallano, lo spettatore viene volutamente confuso, l’unica cosa certa è che la Harding ha perso la causa e non potrà più pattinare.

Una lode anche per i costumi, infatti sono stati ricreati fedelmente i completini delle gare della protagonista e le iconiche tutine anni Ottanta e Novanta per gli allenamenti. Le scene si svolgono essenzialmente in due spazi: i gloriosi palazzetti del ghiaccio e il povero e squallido mondo in cui vivono gli squattrinati personaggi. La colonna sonora è spettacolare, perfetta per rappresentare gli anni Ottanta e Novanta: Romeo and Juliet dei Dire StraitsGloria di Umberto Tozzi e The Passenger di Iggy Pop cantata da una donna.

Gli sceneggiatori avevano in mano una grande storia, con un grande lavoro si squadra sono riusciti a creare un buon film.