Modus in rebus, di Riccardo Ferrazzi, Morellini editore 2023, recensione di Daniela Domenici

E’ un romanzo affascinante, indefinibile, appassionante, molto misterioso e spesso assurdo, con una spruzzata di thriller “Modus in rebus” di Riccardo Ferrazzi e le sue 300 pagine lasciano, alla fine, un enorme punto interrogativo in chi le ha lette come se la vicenda non sia ancora conclusa, possa avere un nuovo inizio…

Complimenti in primis per lo stile narrativo semplicemente superbo, denso di sonorità, di sinestesie, soprattutto nelle descrizioni di Salamanca in cui si trova il protagonista, Vittorio, nel primo capitolo ma anche nel secondo quando è a Milano e nel terzo…dov’è lo scoprirete leggendolo.

Perfetta la caratterizzazione psicologica di Vittorio, un uomo che trova sempre un modus in rebus in ogni situazione che gli capita di vivere, una persona che si appassiona a quello che fa, che vuole cercare di scoprire a tutti i costi, anche a suo rischio e pericolo, la verità sulle due morti misteriose a Salamanca e poi anche a quelle di Milano, che ha creduto di essere innamorato e che ancora rincorre quell’amore…ma non voglio dirvi altro, mettetevi in cammino con Vittorio e lasciatevi stupire da tutto quello che incontrerete…

Concludo con le parole di Marino Magliani in quarta di copertina “Salamanca, la città che col suo istinto di morte  e una luce ormai castigliana ha scelto Riccardo Ferrazzi per costruirvi attorno l’impianto narrativo di un romanzo unico, nella sola armonia stilistica possibile, quella che incide il territorio dell’assurdo e del molto meno assurdo senza tracciarne un confine per chiedere a noi di farlo”.