Le ombre della sera, di Bruno Morchio, Garzanti 2023, recensione di Daniela Domenici

anziché cimentarsi in un’opera di ricreazione della realtà la letteratura sembra sempre più orientata a reinterpretare e ricostruire anteponendo l’esegesi all’invenzione e le persone ai personaggi. Con questo libro credo di aver rovesciato la frittata trattando storie e personaggi immaginari come se fossero veri”, così afferma Bruno Morchio nelle sue note d’autore e  secondo chi scrive ci è riuscito perfettamente perché questa “indagine senza capo né coda” come recita, con l’autoironia tipica dell’autore, il sottotitolo di questo suo nuovo libro ci regala un Bacci Pagano diverso dal solito. E si, perché l’uomo-investigatore privato zeneise Bacci è ormai uno di famiglia, ci sembra di conoscerlo da sempre ma ci dimentichiamo che è un personaggio inventato perché Morchio l’ha caratterizzato talmente bene in tutti i libri in cui è il protagonista che sembra una persona vera, realmente esistente con i suoi tanti scheletri nell’armadio, i suoi traumi, le sue storie d’amore e di amicizia, le sue sconfitte e i suoi successi.

Questa volta, però, Bacci che comincia a sentire, forse, le “ombre della sera” sulla sua vita personale e lavorativa riceve la singolare richiesta, da parte della vedova di un suo caro amico, di riaprire un cold case ma l’indagine si rivelerà senza capo né coda ai fini della soluzione del caso mentre sarà fondamentale per la vita privata di Bacci che si troverà costretto a riaprire, seppur dolorosamente, tanti cassetti del suo cuore e della sua memoria perché “non basta scrollare le spalle e voltarsi dall’altra parte raccontandosi che di fronte al destino non c’è rimedio; né ripetersi che le cose accadono a prescindere dalle nostre buone o cattive intenzioni…”

Concludo ancora una volta con i complimenti a Morchio per come riesca a rendere la sua, e ormai anche mia, Zena una superba protagonista, non solo il setting della storia.