un semplice caso di infedeltà, di Jacqueline Winspear, recensione di Paola Naldi

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Per chi ama i gialli, le inchieste di Maise Dobbs sono avvincenti al punto giusto e con un’adeguata dose di suspense.
In Un semplice caso di infedeltà impariamo a conoscere Maise Dobbs.
Nel 1910 Maise ha 13 anni ed è rimasta orfana di madre. Il sogno di studiare, sua grande passione, svanisce, perché il padre, venditore ambulante, ha esaurito tutte le risorse finanziarie per curare la moglie. La ragazza viene mandata a servizio presso la dimora di Lady Rowan e la sua è una vita di duro lavoro, alleviato dal riuscire a leggere di nascosto qualche libro della fornitissima biblioteca della casa. Scoperta dalla padrona, meravigliata dalle conoscenze che in poco tempo ha acquisito, viene mandata a studiare presso un amico di famiglia, Maurice Blanche, psicologo e investigatore privato. La sua vita ha u’improvvisa svolta fortunata.
Quando riesce ad accedere al prestigioso college di Cambridge, scoppia la prima guerra mondiale.
Infermiera volontaria in Francia, nasce l’amore tra lei e il medico Simon.
Purtroppo un bombardamento uccide i suoi progetti…
Questa parte biografica s’inserisce all’interno di una vicenda, in cui la vediamo aprire uno studio come investigatrice privata.
Il libro infatti inizia nel 1929, quando Maise ha aperto il suo ufficio. Il primo caso che le viene proposto sembra banale: la richiesta del commerciante Christopher Davenham di indagare sulla presunta infedeltà della moglie Clelia.
La parte iniziale ci fa quindi incontrare personaggi e situazioni, come se fossimo in un sequel, ossia conoscessimo i precedenti, che invece vengono spiegati in seguito.
L’indagine su Clelia la porta in un cimitero, in cui alcuni giovani sono sepolti con il solo nome. Da qui la scoperta di un centro in cui hanno cercato rifugio uomini cui la guerra ha devastato il volto, il corpo e l’anima…
Particolarmente curata la parte storica. Viene prospettata la difficile situazione delle donne, condizionate da tanti pregiudizi e il dramma dei combattenti e dei reduci. Realistica la situazione negli ospedali da campo, tra il nero della polvere, delle bombe e il rosso ovunque del sangue dei tantissimi feriti, con medici e infermiere impegnati fino allo stremo.
Le 320 pagine scorrono senza pesare in alcun modo, perché vi troviamo mistero, un racconto d’amore commovente e una ricostruzione storica ricca di particolari.
Tanti i personaggi minori, ben definiti come personalità.
Prosa avvincente!