giallo islandese, recensione di Paola Naldi

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Nel 1940 la guerra è in piena espansione: l’Islanda richiama in patria i suoi abitanti, che si trovano all’estero. Dal porto di Petsamo, in Finlandia, viene data la possibilità di imbarcarsi su una nave, l’Esja, che dovrebbe superare il blocco dei sottomarini tedeschi.
Tra la folla c’è una giovane infermiera, il cui nome si scoprirà solo alla fine della storia, che aspetta impaziente l’arrivo del fidanzato da Copenaghen. Purtroppo questi non arriva e lei teme che possa essere stato catturato dai nazisti.
Il viaggio comunque prosegue, ma un passeggero finisce in mare e si pensa a un suicidio. La ragazza incontra sulla nave un uomo con cui aveva avuto un’avventura a Copenaghen, di cui si era subito pentita.
Arrivati in Islanda, la “ragazza della nave” viene a sapere che il fidanzato è morto nel campo di concentramento di Dachau, catturato dai nazisti con l’accusa di azione sovversiva, per i suoi contatti con la resistenza danese.
Tre anni dopo, mentre Reykjavik è occupata dalle truppe americane, viene trovato, presso un locale dalla dubbia reputazione, un giovane in uniforme orrendamente ucciso. Nessun soldato manca all’appello, per cui l’investigatore locale Flòvent e il suo aiuto, il canadese Thorson, iniziano a indagare, scoprendo, nel frattempo, che non si hanno più notizie di due giovani donne islandesi.
Negli stessi giorni viene trovato il cadavere di un uomo apparentemente annegato. Si scoprirà poi che invece si tratta di un omicidio accuratamente premeditato.
Mentre Flòvent e Thorson cercano di scalfire il clima di omertà che regna trai soldati e il malumore degli islandesi nei confronti di questi , “la ragazza della nave” viene contattata da Kristmanm, fratello del giovane morto durante la traversata.
Seguono due indagini parallele: la prima porta a scoprire gli abusi di alcuni soldati e la motivazione passionale dell’assassinio del giovane in uniforme. La seconda, condotta da Karolina (così si chiama “la ragazza della nave”) e da Kristmanm, fa scoprire connivenze tra alcuni islandesi e il nazismo, sino a identificare chi ha portato alla cattura del fidanzato di Karolina e all’omicidio del fratello di Kristmanm.
La vendetta è l’elemento comune ai vari delitti. Può una persona “normale” arrivare a un omicidio, anche se giustificabile? Molti gli aspetti psicologici indagati!
La storia procede tra svolte impreviste, descrizioni accurate di ambienti e paesaggi, personaggi minori con propria autonomia narrativa.
Molto interessante il riferimento all’Islanda degli anni ’40, di cui in genere si sa poco.
Intrigante e consigliato!
Arnaldur Indriðason è uno scrittore islandese di romanzi polizieschi che hanno come protagonista il personaggio di Erlendur Sveinsson. Ha lavorato come giornalista indipendente e come critico cinematografico. Laureato in storia, ha scritto il suo primo romanzo nel 1997. Ha vinto numerosi premi fra i quali il Glasnyckeln e Gold Dagger. Tra i suoi romanzi pubblicati da Guanda: Sotto la città (2005), La signora in verde (2006), La voce (2008), Un corpo nel lago (2009), Un grande gelo (2010), Un caso archiviato (2010), Un doppio sospetto (2011), Cielo Nero (2012), Le abitudini delle volpi (2013), Sfida cruciale (2013), Le Notti di Reykjavík (2014), Una traccia nel buio (2015), Un delitto da dimenticare (2016), Il commesso viaggiatore (2017), La ragazza della nave (2018), Quel che sa la notte (2019) e I figli della polvere (2021).