Oniboshi, il gioco di Yara, di Eliana Oliveri, recensione di Antonella Sacco

Ambientato in un futuro non troppo lontano, il romanzo inizia apparentemente come una storia di fantascienza soft: la protagonista, Yara, è in Olanda per proporre il progetto di un videogioco da lei ideato al responsabile di un’azienda. La vediamo dapprima in giro per la città di Amsterdam (divenuta Newdam) a cercare di ambientarsi dopo esservi giunta dalla Sardegna; poi intenta a giocare a un video gioco e infine a descrivere il suo progetto. Yara è un’adolescente affetta da Asperger: questo tratto ha determinato un difetto nella definizione dei suoi personaggi e le viene proposto di modificarli e poi ripresentare il progetto dopo trenta giorni. La ragazza accetta anche se dubita di riuscire a superare quello scoglio, ma poi, parlando con due amiche, individua un modo per poter apportare le modifiche richieste.
A questo punto iniziano ad accaderle cose strane: quando si addormenta sogna i suoi personaggi che però non agiscono sempre come nel suo progetto, anzi. I “sogni” diventano di volta in volta più complessi e pericolosi ma non sono veri sogni, perché quello che vi accade è una minaccia per la vita sulla Terra.
In certo senso è un po’ come se il gioco fosse divenuto reale e i suoi esiti avessero influenza sugli eventi terrestri.
Non aggiungo altro sulla trama perché ho sempre il timore di svelare troppo.
L’idea di intrecciare due piani di realtà non è nuova ma resta comunque intrigante, se ben condotta, e in questo caso in effetti risulta avvincente. Dico sembra perché il romanzo è la prima parte di una storia in due parti; si potrebbe dire che delinea il campo di gioco su cui si giocherà la partita e che presenta le squadre che si contenderanno la vittoria.
A parte questo, ho trovato interessante e originale l’aver dipinto la protagonista come Asperger (disturbo di cui non so praticamente niente), soprattutto perché, pur essendo molto consapevole della sua diversità è anche decisa a non lasciarsi condizionare da essa.
La narrazione è sempre in prima persona da parte di Yara. Il romanzo è rivolto sostanzialmente a un pubblico giovane, ma è interessante per un lettore di qualunque età.
Per il modo in cui gli argomenti sono trattati, si capisce (e se ne ha la conferma dai ringraziamenti e dalla brevissima biografia) che l’autrice sa di cosa parla quando scrive di Asperger e di videogiochi.
Sinossi
Mi chiamo Yara e sono Asperger.
Il mio sogno è lavorare in una game house, creare videogiochi e sentirmi normale.
Eppure una crisi planetaria mi mette di fronte alla verità: solo la mia neurodiversità si frappone tra la catastrofe e la Terra.
Non è quello che avevo sognato, ma non posso tirarmi indietro, per il bene della mia famiglia e dell’umanità intera.
ONIBOSHI è un romanzo science fantasy ambientato in Europa e in Italia a sessant’anni da oggi, in un futuro possibile in cui le differenze sociali sono legate a un sistema di credito sociale che consente o meno l’accesso alle possibilità di autorealizzazione. Sullo sfondo i cambiamenti climatici ed economici sottolineano le diversità tra la gente normale e l’élite che ha scommesso sulle monete elettronica e adotta tattiche di guerriglia contro il potere costituito che opprime la popolazione.
Il Gioco di Yara è la prima parte di questa storia fantastica e onirica, e termina con un cliffhanger con cui si introduce il secondo romanzo che completerà la dilogia dreampunk.