Il caffè di Tamer, di Diego Brasioli, Mursia 2024, recensione di Daniela Domenici

Ho avuto il piacere di leggere quest’opera di Diego Brasioli, diplomatico con esperienze in varie parti del mondo e scrittore, che si svolge a Gerusalemme e che è drammaticamente molto attuale vista la situazione di guerra tra Israele e Gaza.
L’autore si è ispirato a un fatto di cronaca riportato sui quotidiani, nel gennaio del 2002, di un agguato mortale a un ebreo americano a Gerusalemme. Da questo ha tratto spunto per immaginare, romanzandola, la storia di Dori Goldman, un ebreo che aveva sempre vissuto ad Atlanta e che nel 1963 decide di trasferirsi, con la moglie e la figlia, in Israele pur mantenendo il passaporto americano, e del suo amico Tamer, un arabo che gestisce un bar e che sarà per lui quasi un fratello.
Per descrivere questa storia Brasioli si è avvalso della sua esperienza professionale nell’area del conflitto mediorientale che ha saputo trasformare in un romanzo davvero notevole sia dal punto di vista narrativo che da quello della caratterizzazione dei protagonisti. Ottimo l’escamotage d’inserire frasi sia in arabo che in ebraico e di amalgamare sempre i diversi usi e costumi come se non ci fosse alcun tipo di divisione. Brasioli ci tiene a sottolineare, in un preambolo, che le opinioni contenute nel libro sono espresse a titolo personale “e non sono attribuibili al Ministero degli Affari Esteri”; e chi scrive lo ringrazia per aver avuto il coraggio di esprimerle!