La mia prediletta, di Romy Hausmann, recensione di Paola Naldi

https://ragazzedimezzastagione.wordpress.com/
Il racconto procede attraverso tre punti di vista diversi: quello di Matthias, di Hannah e di Jasmin-Lena. Ogni capitolo è affidato alla voce di uno di loro, che presenta la storia dal suo punto di vista.
La trama, ambientata a Monaco di Baviera e al confine tra Baviera e Repubblica Ceca, intreccia la vita di questi personaggi, con fili rimasti aggrovigliati sino all’epilogo finale.
Una giovane donna viene travolta da una macchina ai margini di un bosco, senza documenti o elementi di riconoscimento, e ricoverata in ospedale. Accanto a lei vi è una bambina, Hannah, che viene considerata sua figlia, perché dice di esserlo…
Quattordici anni prima era scomparsa una ragazza di ventitré anni, Lena Beck. I genitori, soprattutto il padre Matthias, non si sono mai rassegnati alla perdita, per cui quando sembra che la donna ferita abbia le caratteristiche della figlia, le assomigli moltissimo, tutto si rimette in movimento, sia nella famiglia sia tra gli investigatori.
Mentre la donna non è ancora in grado di parlare, Hannah, un po’ alla volta, fa alcune confidenze a un’infermiera, che le è stata messa accanto. Questa bambina ha 13 anni, ma ne dimostra molto meno, è particolare, ragiona secondo schemi precisi, ha introiettato rigide regole di comportamento, osserva tutto e giudica, come se venisse da un’altra dimensione, da un mondo alieno. In effetti un po’ alla volta dice che la sua casa è una capanna in un luogo isolato, con finestre sbarrate, orari rigidi, decisi da un papà che chiude tutti in casa sia di giorno che di notte, occupandosi di tutto, dal cibo ai vestiti all’educazione dei figli. C’è anche un fratellino, Jonathan, rimasto nella casa, che probabilmente sta cercando di pulire il pavimento da una macchia…Afferma poi che la madre ha cercato di uccidere il papà.
L’infermiera allerta la polizia e inizia la ricerca della capanna…
Si mettono a indagare il detective Gerd Buhling, che da anni segue il caso di Lena, e l’ispettrice Aida Kurtz, che ha come priorità quello di salvare il piccolo Jonathan.
Nel frattempo la donna ricoverata continua a ripetere di chiamarsi Lena, ma viene smentita da Matthias, che non riconosce in lei la figlia scomparsa. In effetti si tratta di Jasmin Grass, rapita mesi prima, tenuta prigioniera nella capanna, con l’obbligo di “trasformarsi” in Lena, occupandosi dei due figli del suo rapitore e di Lena, quest’ultima tenuta in schiavitù per anni e morta in circostanze che verranno chiarite in seguito. Jasmin rievoca la propria drammatica vicenda, rivolgendosi mentalmente a Lena, che non ha mai conosciuto, ma di cui ha capito la dolorosa prigionia.
“Il primo giorno perdo il senso del tempo, la mia dignità e un molare. In compenso guadagno due figli e un gatto. Ho anche un marito. È alto, ha i capelli corti e scuri, gli occhi grigi. È difficile capire se sia davvero sera, o se è stato lui a decidere così. Le finestre sono sigillate con pannelli isolanti. È lui a fare il giorno e la notte. Come Dio.”
Viene ritrovata la capanna, con il piccolo Jonathan in stato confusionale e il cadavere di un uomo. Tutti sono convinti che si tratti del rapitore di Lena e Jasmin, nonché del padre di Hannah e Jonathan.
Matthias rimane colpito dalla somiglianza di Hannah con sua figlia Lena e decide di prendersene cura, mentre Jonathan inizia un percorso di recupero, perché traumatizzato dagli eventi.
Tutto sembra risolto, ma Jasmin non riesce ad adattarsi alla vita normale e continua a essere perseguitata dal pensiero di Lena. Hannah vorrebbe tornare in quella che per lei è stata la sola casa…
Non vi sono riscontri tra il cadavere trovato nella capanna e i bambini. Chi ha mentito nel riconoscimento?
A un certo punto Hannah, mentre si trova a casa di Matthias, che intende adottarla, sale di nascosto su una macchina guidata da un uomo che lei dimostra di conoscere bene. Jasmin viene aggredita in casa, nonostante il tentativo di Matthias di salvarla…
Il vero incubo inizia da quello che sembrava il salvataggio, ossia il lieto fine.
Come in un puzzle un po’ alla volta si ricompone quello che è stato il destino di Lena, con un finale a sorpresa e la soluzione di un duplice omicidio.
Un romanzo appassionante, carico di suspense, dai risvolti imprevisti. Un thriller psicologico ben congegnato e avvincente. Emerge la figura di Hannah, la “prediletta”, a volte ingenua e a volte inquietante. L’autrice è molto brava nel presentare la psiche dei vari personaggi, farci vivere le loro paure e angosce, soprattutto quella provata da Jasmin, rinchiusa per mesi nella capanna, nonché l’inquietudine, il tormento di Matthias, la sua ostinazione nel voler almeno ritrovare il corpo della figlia. Il thriller si concentra sulla dimensione psicologica della vittima, ponendo in risalto non solo la dimensione esteriore e fisica della prigione, ma soprattutto la “prigionia interiore”, il senso di angoscia costante che paradossalmente inizia proprio con la liberazione.
Vengono affrontati temi attualissimi, come la violenza domestica, lo stalking e la depressione, oltre alla capacità di violenza da parte di chi appare insospettabile.
Da questo bestseller è stata tratta una serie TV da Netflix.
Romy Hausmann (1981) ha lavorato come caporedattrice di una casa di produzione televisiva a Monaco e poi come libera professionista per la tv. Vive con la sua famiglia in un cottage nei boschi vicino a Stoccarda. Il suo romanzo d’esordio, La mia prediletta (Giunti 2020), è stato un grande bestseller internazionale, rimasto per mesi al 1° posto della classifica dello Spiegel. Un successo confermato dal suo secondo thriller La mamma si è addormentata. I libri di Romy Hausmann sono tradotti in 24 Paesi.