Elisabeth Kuyper, di Antonella Gargano

Elisabeth Kuyper

Sembra superfluo ripetere che in ogni ambito il talento femminile è stato misconosciuto, ignorato, sottaciuto e in campo musicale è lecito dire passato in sordinama è necessario ribadirlo. Solo donne legate a uomini famosi per parentela o amicizia hanno avuto la possibilità di farsi notare, ma sempre avendo l’accortezza di rimanere un passo indietro, di non pretendere troppo.
Lo svantaggio era già sulla linea di partenza: alle donne era concesso coltivare il proprio talento solo nelle famiglie agiate e solo a scopo di passatempo. Per quanto riguarda le musiciste, la carenza di informazioni è stata colmata da Julie Anne Sadie e Rhian Samuel che nel 1994, avvalendosi di esperti internazionali, hanno prodotto il dizionario The Norton/Grove Dictionary of Women Composers, nel quale vengono raccolte vita e opere di 875 donne compositrici di musica classica occidentale.

Tra queste 875 donne troviamo Elisabeth Johanna Lamina Kuyper, compositrice e direttrice d’orchestra olandese formatasi nel XIX secolo, epoca tradizionalmente romantica in ambito intellettuale e artistico. La produzione iniziale risente dell’influenza stilistica di Mendelssohn e Schuman, arricchendosi in seguito con le più moderne modulazioni di Dvořák, Grieg e soprattutto del suo mentore Bruch. Elisabeth nasce il 13 settembre 1877 ad Amsterdam, prima di tre fratelli, da Joannes Kuyper e Elisabeth Johanna Frederika Robin. I suoi genitori gestivano un negozio di tessuti, ma dopo la malattia e la morte della madre, il padre chiude l’attività e accetta un lavoro come funzionario fiscale presso il Comune di Amsterdam. Vivono nel quartiere centrale di Jordaan, originariamente quartiere operaio, trasformato con la riqualificazione in residenza di artisti.

La presenza in casa di un pianoforte Pleyel consente a Lize, fin da piccolissima, di prendere confidenza con la musica. I genitori colgono e quindi incentivano la predisposizione della bambina e a dodici anni le fanno frequentare la scuola di musica Maatschappij tot Bevordering der Toonkunst (Società per la promozione dell’arte musicale). A diciassette anni Lize si diploma “con distinzione” in pianoforte e in pedagogia del pianoforte, eseguendo due sue composizioni: una sonata e un preludio e fuga. Scrive, su libretto del reverendo Jacob Anton Tours, Un episodio allegro della vita popolare olandese, riscuotendo un buon successo. Tours finanzia il suo trasferimento a Berlino, allora centro della cultura per giovani musicisti ambiziosi, dove studia composizione presso la Konigliche Hochschule für Musik sotto la guida di Heinrich Barth, Leopold Carl Wolff e Joseph Joachim. Lize scrive di essere rimasta presto delusa da questa scuola, mentre si entusiasma per l’insegnamento di composizione di Max Bruch presso l’Akademie der Künste. Di lui dice: «Insegnava gratuitamente agli studenti che considerava dotati, ma ne ammetteva solo sei alla sua classe ogni anno […] era un uomo gentile e sensibile che ispirava subito fiducia». Lize si fa coraggio e nel 1901 gli mostra i suoi lavori e dopo pochi giorni le viene comunicato che è stata scelta come allieva magistrale di Bruch. Per la prima volta l’Accademia apre le sue porte a una donna. Durante i corsi di perfezionamento tra le altre cose produce una sonata per violino, una ballata per violoncello e orchestra, una serenata per orchestra.

Il compositore Daniël de Lange ha definito la sua musica “magistrale” considerandola una importante risorsa per la letteratura violinistica. Max Bruch diventa un suo grande sostenitore e mentore. Dirige molte delle sue composizioni, grazie a lui ottiene diverse borse di studio e viene aiutata a prendere la cittadinanza tedesca necessaria per l’insegnamento nelle scuole pubbliche. Lize scrive: «Max Bruch ha combattuto per il talento ovunque lo vedesse, e quindi per me ha combattuto come un leone contro i pregiudizi che il mondo nutre nei confronti della donna creativa».Nel 1903 Bruch dirige la sua Ballata per violoncello e orchestra, che solo nel 1909 Lize stessa poté dirigere a Stettino in Polonia. Nel 1905 è la prima compositrice donna a ricevere il Premio Mendelssohn (1.500 marchi), nel 1907 compone il suo brano più noto: il Concerto per violino in sol minore, e nel 1908 è la prima donna a essere nominata, presso la roccaforte maschile Konigliche Hochschule für Musik, professora di Composizione e Teoria della musica: nomina ottenuta solo grazie all’intervento di tre importanti compositori e direttori d’orchestra. Il premio e l’insegnamento le consentono finalmente una certa tranquillità economica anche se, a differenza dei colleghi maschi, ottiene effettivamente il ruolo solo dopo quattro anni, non le vengono riconosciuti i diritti di pensione e può essere licenziata ogni sei mesi. Si impegna in una guerra cartacea per trent’anni per avere il riconoscimento della pensione senza riuscirci.

Nel 1913, per festeggiare il secolo di indipendenza olandese, la sezione femminista organizza una importante manifestazione dedicata ai cento anni della presenza femminile nella cultura, Die Frau in Haus und Beruf (La donna a casa e al lavoro) e invita Elisabeth Kuyper a dirigere una sua composizione, la Festkantate, che riscuote un grande successo.
Nel 1914, con la Prima guerra mondiale, scrive: «La questione della nazionalità divenne più importante di quella del talento. Anch’io, che sono nata in Olanda, sono stata toccata dall’onda velenosa del pregiudizio nazionale che ha travolto il mondo con la guerra». La gente non vede di buon occhio una donna straniera lavorare in un college statale e a scuola le rendono la vita difficile. Quando nel 1918 torna ad Amsterdam per riprendersi da una operazione e si ferma più del previsto per assistere la madre malata, viene licenziata. Per lei il licenziamento è quasi un sollievo perché gli intrighi di una scuola maschilista le rendevano l’insegnamento pesante. Libera da questo impegno può comporre e lavorare con Frederik van Eeden a due progetti teatrali per i quali lui ha scritto il testo e lei la musica: Beati pacifici De BroederveeteMa la collaborazione si interrompe per ragioni sconosciute e il lavoro non viene mai messo in scena. Riprenderà l’insegnamento nel 1925 fino al 1939, vivendo tra Berlino e la Svizzera.

Nel 1927 scrive in una raccolta di note autobiografiche (Mein Lebensweg): «Fin dall’infanzia ho avuto un amore appassionato per l’arte e la musica in particolare. Poeti, scrittori, pittori e compositori erano i miei eroi. Poiché il mio amore per l’arte era così grande, mi sono concentrata interamente sulla musica dall’età di sei anni. Quando avevo sette anni, il mio primo maestro dichiarò che non poteva insegnarmi altro. Come il prete era destinato alla religione, così io ero destinata a essere servitore dell’arte. Ero dedita a vivere per lei, a sacrificare tutto per lei: amicizia, amore, posizione e aspetto esteriore. L’arte era al di sopra di tutto». «C’è ancora così tanto davanti a me da raggiungere e realizzare; finora ho utilizzato solo in parte le mie capacità compositive». E ancora: «Essere una pioniera nel campo in cui si ha talento, nel mio caso la composizione, per una donna oggi forse più che mai significa combattere, lottare per ogni passo che può portare avanti».
Tuttavia, in quel periodo compone pochissimo e, man mano che la sua salute peggiora, trascorre sempre più tempo a riprendersi nei ritiri alpini del Canton Ticino. Si dedica un po’ anche alla musica leggera componendo Sogni sull’Hudson Waltz, Serenata ticinese per pianoforte e American Lovesong.

Kuyper, oltre a comporre, desidera dirigere un’orchestra, obiettivo difficile per una donna. Per raggiungere il suo scopo, sostenuta dal professore di musica Wilhel Altmann che crede nelle sue capacità, fonda nuovi ensamble tutti al femminile per le musiciste che non hanno accesso alle orchestre sinfoniche. Diviene corrispondente musicale per il Nuovo Rotterdamsche Courant, per il quale scrive della vita musicale in Germania; si unisce al Deutscher Lyceum Club, un’associazione di signore dell’alta società che organizza attività culturali, politicamente e socialmente impegnata. Fonda con loro un coro professionale nel 1908 (Sangerinnen-Vereinigung des Deutschen Lyceum Clubs) e poi la Berlin Women Musicians’ Orchestra (Berliner Tonkunstlerinnen Orchester) tutti al femminile perché le musiciste non debbano più guadagnarsi da vivere lavorando nei caffè, nei bar o nei cinema.

Oltre ai concerti regolari, Kuyper dirige la sua Berliner Tonkünstlerinnen Orchester anche per il pubblico meno abbiente. Nel 1922, con l’incoraggiamento di lady Ishbel Aberdeen (presidente del Consiglio internazionale delle donne dal 1893 al 1939), forma e dirige un coro e un’orchestra appositamente per il convegno del Consiglio internazionale delle donne all’Aia guidandoli nell’esecuzione della sua Cantata del Festival. Si impegna a formare ensamble permanenti di sole donne: prima la London Women’s Symphony Orchestra nel 1923, poi l’American Women’s Symphony Orchestra a New York nel 1924. Nonostante i successi di pubblico e critica e una buona stampa a sostegno, ogni tentativo falliva per mancanza di finanziamenti, non si trovavano sponsor disposti a investire sul talento delle donne. Una lotta senza fine per ottenere riconoscimento e parità e poi la mancanza di denaro affossava qualsiasi sforzo. Non c’è posto nell’orchestra per le musiciste donne, per quanto talentuose e migliori possano essere dei loro colleghi.

Delusa, nel 1925 torna a Berlino dove viene reintegrata presso la Hochschule für Musik, e vi rimane fino al 1939 quando, con lo scoppio della Seconda guerra mondiale, si trasferisce definitivamente a Muzzano (Lugano) nel Canton Ticino dove ottiene però un permesso di lavoro solo nel 1947. Sembra che con il permesso di lavoro svizzero potesse sostituire in caso di necessità l’assistente del direttore dell’Orchestra della Radio Svizzera di Lugano, ruolo normalmente riservato ai giovani diplomati in cerca di notorietà.
Della sua attività di questi anni si sa poco, pare che a causa del diabete facesse anche fatica a lavorare e fosse in cura da un neurologo. Dalla Hochschule non riceve pensione e non si sa quali fossero le sue risorse economiche. Si dice che facesse parte di una comunità di artisti anticonformisti creativi nel comune di Ascona, dove era stata soprannominata “la piccola olandese di Muzzano”. Gli ultimi anni non sono facili, vive in povertà e non riesce a pagare l’affitto. Il successo ottenuto non ha avuto seguito, la sua musica è considerata antiquata, i tentativi di pubblicare le sue composizioni risultano vani. Il 26 febbraio 1953, a 75 anni, viene trovata in casa priva di sensi a causa di un avvelenamento da fuliggine per una stufa a cherosene difettosa. Muore all’ospedale di Viganello. I documenti personali e alcuni manoscritti sono stati conservati, ma molti lavori sono andati perduti.

Nel 1991 due autrici olandesi pubblicarono il libro Zes vrouwelijke componisten (Sei compositrici donne). Per la prima volta viene fatta una ricerca approfondita sulla produzione e la vita di Elisabeth Kuyper, con inserito anche un catalogo delle opere. Nel 1992 alcune canzoni vengono inserite in un Cd e nel 2014 è stato pubblicato un Cd con la sua prima sonata per violino e il suo concerto per violino. Una vita dedicata alla musica e alle donne tutta da riscoprire.

Nel 2017 arriva alla Commissione cultura di Muzzano un manoscritto in tedesco: Un momento della mia vita di Erika Sabine Sautter, nel quale questa ragazzina di otto anni racconta il tempo vissuto da rifugiata a Muzzano dal 1945 al 1948. Erika parla di Kuyper come della “pianista della casa reale olandese”, l’olandesina o con più rispetto la signorina Kuyper; racconta che le ragazzine del paese le facevano scherzi e lei usciva brandendo il suo bastone e urlando diceva loro che erano cattive perché nessuna le portava a casa il pane e la spesa, che nessuna voleva lavorare per lei e nemmeno lavarle le stoviglie, descrive quindi una signora burbera e arcigna. Di contro la negoziante da cui Lize faceva la spesa ne ha un ricordo di una persona sorridentegioiosa e comunicativa, che propose di dare gratuitamente lezioni di canto a sua sorella e nel 1952 al matrimonio le regalò un suo spartito come cosa preziosa. Racconta che un giorno portandole la spesa intravide la cucina in uno stato disastroso, con il lavandino colmo di stoviglie e per riscaldamento una vecchia stufa pericolosa.