La fanciulla degli ori, di Laura Marinaro, Ugo Mursia editore 2024, recensione di Daniela Domenici

L’ho divorato in meno di ventiquattro ore nonostante le sue 208 pagine che volano via in un soffio e appassionano per più di un motivo; non conoscevo Laura Marinaro, giornalista e scrittrice di origine pugliese che ha una biografia artistica davvero notevole e sono felice di averla “incontrata” nel mio cammino, alquanto denso, di biblio-recensora.
I primi complimenti vanno alla trama immaginata che si snoda tra Milano, dove vive e opera l’archeologa Caterina Ferrari, la straordinaria protagonista, e Altamura, la città delle Murge terra d’origine dell’autrice, dove Caterina si è trasferita per motivi familiari che diventano anche lavorativi quando avviene una sensazionale scoperta archeologica, quella della “fanciulla degli ori” che dà il titolo al romanzo; si troverà, suo malgrado, a indagare, insieme alle forze dell’ordine, anche su due omicidi in qualche modo legati al museo di Altamura e a una maledizione del passato: bravissima!
Cito dalla quarta “un romanzo che non è solo un viaggio nel passato ma anche un’esplorazione dell’animo umano e delle sue ombre più oscure” e qui Marinaro raggiuge il top perché la sua caratterizzazione psicologica dei/lle suoi/e principali protagonisti/e è semplicemente perfetta, dalla direttrice del museo di Milano a quella di Altamura, dalla zia Alina alla cugina Maria, da Marco a Luca, ognuno/a di loro diventa un unicum che sembra di vedere e ascoltare: standing ovation, Laura!
Complimenti ancora a Marinaro per come ha descritto, con profondo e dettagliato amore, i paesaggi, i colori, gli odori e sapori di quell’angolo di Apulia che sono le Murge con Altamura e che meritano una visita (la sottoscritta ha avuto il piacere di visitare il museo, grandi emozioni!).