Vítězslava Kaprálová, di Virginia Mariani

Secondo la classifica di Bachtrack (rivista di musica online internazionale con sede a Londra che pubblica elenchi di musica classica, opera, balletto e danza, nonché recensioni, interviste e articoli di carattere generale), ci sono otto donne tra le/i cento migliori direttori d’orchestra del mondo oggi. E, se non ci fosse lei, forse nessuna di loro ci sarebbe! Purtroppo è vissuta soltanto venticinque anni, Vitulka, come veniva spesso chiamata la compositrice e direttrice d’orchestra. La madre era una stimata cantante e insegnante di canto e il padre un compositore e insegnante di musica: per questo, molto probabilmente, il suo talento si è manifestato fin dall’infanzia e a nove anni, infatti, ha scritto la sua prima composizione: V říši bájí (Nel regno delle favole).
Vítězslava Kaprálová è nata il 24 gennaio 1915 a Brno, allora nell’Impero austro-ungarico (ora Repubblica Ceca), in una famiglia intrecciata con la musica ed è stata una compositrice e direttrice d’orchestra. Grazie al padre compositore, Václav Kaprál, e alla mamma cantante, Viktorie Kaprálová, ha studiato composizione con Vilém Petrželka e direzione orchestrale con Zdeněk Chalabala al Conservatorio di Brno. Václav, già allievo di Leoš Janáček, gestiva una scuola di musica, una delle più ricercate del Paese all’epoca: erano così interessanti le sue lezioni che gli alunni si alternavano con lui ogni venti minuti durante il giorno. Viktorie insegnava canto e si esibiva nelle sale da concerto. La musica è stata, quindi, una parte essenziale della vita di Vítězslava fin dall’inizio e i suoi genitori si resero presto conto che aveva ereditato la loro passione e le facevano fare ore e ore di pratica, ascoltando e analizzando opere musicali straniere ogni giorno.
Essendo nata durante la Prima guerra mondiale, tutta la sua breve vita è stata piena di eventi storici significativi. I Kapral hanno cresciuto la loro figlia nel rispetto della coscienza nazionale e della libertà e della democrazia duramente conquistate nell’autunno del 1918: forse è per questo che Vitka a soli dieci anni ha dedicato una delle sue prime composizioni a T. G. Masaryk, fondatore e primo presidente della Cecoslovacchia.
Nella sua attività artistica ha composto musica per pianoforte solo, canzoni altamente considerate, un quartetto d’archi, un trio per legni, musica per violoncello e anche per violino e pianoforte, una cantata con accompagnamento orchestrale, due concerti per pianoforte, due suite orchestrali, una sinfonietta e un concertino per clarinetto, violino e orchestra; la sua prima opera fu scritta all’età di diciassette anni.
Vivace e ambiziosa, ha lasciato un segno indelebile nella storia della musica e possiamo immaginare che, in quanto donna, non abbia avuto vita facile in un mondo orchestrale prettamente maschile… ma tutto ciò che doveva fare era prendere la bacchetta in mano e “bacchettare” i colleghi.
Nel 1930 entrò al Conservatorio di Brno, dove iniziò a studiare composizione con Vilém Petrželka e direzione d’orchestra con Zdeněk Chalabala. Si diplomò nel 1935 con la composizione del Concerto per pianoforte in re minore, che diresse durante la cerimonia di laurea. Entrò poi al Conservatorio di Praga sotto la guida dell’influente compositore Vítězslav Novák. Qui ha anche imparato da uno dei più importanti direttori cechi del XX secolo: Václav Talich. Nel suo lavoro è stata ispirata principalmente dalla natura, dalla sua bellezza e dal suo mistero. Ha trovato una fortunata vena, per esempio, nel pittoresco villaggio di Tři Studně, nel centro del Žďárské Vrchy, area paesaggistica protetta, dove i Kaprál erano soliti andare al loro cottage. Oltre alla bellezza della natura, è stata ispirata dalle opere di importanti poeti, come Vítězslav Nezval, Jan Neruda e Fráňa Šrámek.
Dall’ottobre 1937 Kaprálová visse a Parigi, dove ricevette una borsa di studio per ulteriori studi. All’Ecole Normale de Musique de Paris si iscrisse alla classe di direttore d’orchestra Charles Munch e frequentò pure lezioni private con Bohuslav Martinů. Alla fine, anche se lui era sposato e lei era fidanzata con Rudolf Kopecký, ebbero una storia d’amore.
Si recò brevemente in Gran Bretagna per partecipare al festival della International Society for Contemporary Music. «La sera ho aperto il concerto subito dopo l’inno. Un signore mi disse che il mio numero era il più bello fino ad allora e che il mondo avrebbe sentito parlare molto di me in modo che un giorno me lo ricordassi», scrisse ai suoi genitori a Londra nel 1938. Poi partì per Brno, ma terminò la sua ultima visita dopo pochi mesi e tornò a Parigi. Poco dopo, compose due brani in memoria del celebre scrittore Karel Čapek, pianto da tutta la nazione ceca.
Dopo che l’esercito tedesco marciò nel resto della ex Cecoslovacchia libera, capitolata il 15 marzo 1939, Kaprálová trovò parziale conforto proprio nella musica. Il negativo stato mentale della compositrice si rifletteva, ad esempio, nella composizione Concertino per violino, clarinetto e orchestra, nella cui partitura scrisse «Giobbe 30:26». Si riferiva a un passo della Bibbia: «Ho aspettato il bene con speranza, e il male è venuto, ho aspettato la luce e sono venute le tenebre».
L’occupazione tedesca del suo Paese la distrusse non solo mentalmente, ma anche esistenzialmente: non poteva tornare a casa, non riceveva aiuti finanziari o borse di studio. Ruppe, allora, con il suo fidanzato Kopecký a causa di una diversa visione del mondo, poiché si era unito ai fascisti. Successivamente, ancora a Parigi, incontrò il figlio del pittore Alphonse Mucha, Jiří, scrittore, pubblicista, corrispondente di guerra e traduttore. Un anno dopo, il 23 aprile 1940, si promisero amore eterno davanti all’altare. L’ultima volta che scrisse a “Tatulen e Mamulka” (papà e mamma) fu l’11 maggio 1940: piena di gioia e di emozioni, li informava del suo matrimonio. Indossava un abito azzurro, una camicetta di pizzo, un cappello dello stesso colore blu con fiori bianchi, velo, scarpe e guanti bianchi, un mazzo di gigli tra le mani. «Chiediamo la vostra benedizione e speriamo sia io che il mio caro Jirka che saremo in grado di ripagare tutte le vostre preoccupazioni con amore e conforto…» scriveva.
Quando la lettera arrivò ai suoi genitori, Vítězslava era già stata ricoverata in ospedale a Montpellier, in Francia, con ancora tre settimane di vita. «Sentivo che si stava allontanando, che uno dopo l’altro il legame che la legava a questo mondo si stava strappando e rimaneva solo l’amore. Mi tenne con entrambe le mani, ma si allontanò… Stava cominciando ad albeggiare. Il suo respiro era corto. Poi si fermò per sempre. Le ho messo una mano sugli occhi e le ho detto: ‘Addio Vitka’», così il marito Jiří Mucha descrisse la sua dipartita.
Il padre lo apprese in agosto durante un festival musicale a Luhačovice. La notizia della morte di Vítězslava Kaprálová fu trasmessa quel giorno alla radio della Bbc: uno dei massimi direttori d’orchestra cechi, ma in realtà la prima direttrice, moriva all’età di soli venticinque anni, probabilmente di tubercolosi miliare.
Durante la sua brevissima vita, era riuscita a scrivere più di quaranta composizioni estremamente preziose, a dirigere l’Orchestra Filarmonica Ceca a Praga e l’Orchestra Sinfonica della Radio di Bratislava, ma non a leggere la risposta dei genitori alla propria lettera.
Sebbene Vítězslava Kaprálová sia morta molto giovane, le sue note continuano a vivere, infatti è una delle compositrici ceche più frequentemente eseguite, specie all’estero. La sua eredità artistica è curata dalla Kapralova Society, una compagnia musicale con sede a Toronto.
Nel 1946 la principale istituzione accademica della Repubblica Ceca, l’Accademia delle Scienze e delle Arti, ha premiato Vítězslava Kaprálová con l’adesione come membro in memoriam. Nel 1948, solo dieci donne su 648 membri dell’Accademia avevano ricevuto questo onore e solo una su dieci era attiva nella musica. Quella donna era Vitka Kaprálová dell’ex sobborgo di Brno.