le indimenticabili di Parigi 2024, di Marta Vischi

Le Olimpiadi di Parigi 2024 sono state un palcoscenico straordinario per le atlete di tutto il mondo, segnando un capitolo memorabile nella storia dello sport femminile.
Abbiamo già avuto modo di raccontare le medaglie delle azzurre e le impressioni direttamente dalla capitale francese, ma chi sono le donne che in questi Giochi hanno lasciato il segno, a prescindere dal risultato sportivo? Una finestra così importante come quella olimpica può essere, infatti, utilizzata per lanciare messaggi importanti e avviare cambiamenti nella società.
É il caso ad esempio di Allyson Felix, l’ex velocista statunitense che conta ben sette medaglie d’oro olimpiche nella sua carriera. Felix nel 2018 aveva avuto complicazioni a causa della sua gravidanza e aveva denunciato il brand Nike per averle tolto il 70% del compenso perché, secondo la nota azienda, non avrebbe avuto più le stesse prestazioni. L’atleta invece, madre di due figli, ha dimostrato che si può tornare a vincere anche dopo il parto e ha sensibilizzato notevolmente l’opinione pubblica circa le mamme atlete: si può essere tranquillamente campionesse e madri allo stesso tempo. Dopo essersi ritirata dalle competizioni Felix ha continuato a portare avanti le sue idee e ha iniziato a collaborare con il Cio. Grazie a lei Parigi 2024 ha ospitato il primo asilo nel villaggio olimpico: la prima struttura concreta a supporto delle mamme olimpioniche, che, tra le altre cose, non sono state poche nella ville lumière.
Un messaggio analogo è stato portato dall’atleta egiziana Nada Hafez la quale dopo aver raggiunto gli ottavi di finale nella sciabola ha rivelato di essere incinta di sette mesi.
Hafez, infatti, ha battuto la statunitense Elizabeth Tartakovsky nel primo turno della gara, prima di essere eliminata da Jeon Hayoung della Repubblica di Corea. La ventiseienne ha poi dichiarato sulla sua pagina Instagram: «Olimpionica incinta di sette mesi! Quelli che ti sembrano due giocatori sulla pedana, in realtà sono tre! Io, la mia concorrente, e la mia piccola bambina! Abbiamo avuto la nostra giusta dose di sfide, sia fisiche che emotive. Le montagne russe della gravidanza sono dure di per sé, dover lottare per mantenere l’equilibrio tra vita e sport è stato a dir poco faticoso, ma ne è valsa la pena. Scrivo questo post per dire che l’orgoglio riempie il mio essere per essermi assicurata un posto negli ottavi di finale!».
I Giochi olimpici sono come sempre un grande incontro di generazioni: lo sport non ha età e molti atleti e atlete lo hanno dimostrato anche in questa edizione. Tra le sportive più giovani ricordiamo la skateboarder cinese Zheng HaoHao, atleta che ha gareggiato classificandosi ventitreesima all’età di soli undici anni e undici mesi. Impressionante la maturità di questa giovanissima che ha dichiarato: «Sono una fan di skateboarder come la britannica Sky Brown, la giapponese Hiraki Kokona e l’australiana Arisa Trew. Hanno davvero molto stile e sono tra le migliori skateboarder del mondo. Sono amica di Arisa (Trew, atleta australiana, ndr.) e voglio davvero imparare da lei e migliorare. A volte la vedo quando vado all’estero per le gare, e chiacchiererei sempre con lei per raccogliere qualche consiglio. Usciamo insieme, balliamo insieme e scherziamo insieme».
Tra le medagliate più longeve invece ricordiamo la giocatrice lussemburghese di ping pong Xia Lian Ni, ex campionessa del mondo, che ha gareggiato ai giochi del 2024 all’età di sessantuno anni. La sua corsa è stata interrotta durante una partita contro la cinese Sun Yingsha.
Nell’equitazione, disciplina del dressage, ha brillato Isabell Werth, classe 1969: l’atleta cinquantacinquenne ha portato a casa una medaglia d’oro a squadre e un argento individuale, imponendosi su amazzoni e cavalieri molto più giovani di lei.
Torniamo in Italia, dove ha fatto riflettere e tanto parlare la reazione di Benedetta Pilato, classe 2005, primatista italiana nella rana. Pilato ha concluso la finale di specialità al quarto posto, perdendo per pochissimo la medaglia di bronzo. «Ci ho provato fino alla fine, mi dispiace. Queste sono lacrime di gioia: è stato il giorno più bello della mia vita. Sono troppo contenta. […] Un anno fa non ero nemmeno in grado di fare questa gara. Tutti si aspettavano di vedermi sul podio? Tutti tranne me», ha dichiarato. La giovanissima nuotatrice ha così avuto modo di mettere in luce un sistema di pensiero molto radicato in tutte e tutti noi, sistema che vede nella non vittoria una sconfitta. E invece lo sport è fatto di passi avanti e indietro, di salite e discese; l’ottenimento di una medaglia non deve essere il focus unico di un’atleta che deve soprattutto amare quello che fa. Pilato ha così inviato un messaggio importante a nuove e vecchie generazioni.
Figura centrale e molto discussa di questa olimpiade è stata quella dell’algerina Imane Khelif, medaglia d’oro nel pugilato +66kg. L’atleta è stata ed è tuttora al centro di numerose polemiche in quanto lo scorso anno era stata esclusa dal mondiale per livelli di testosterone fuori dalla norma; il ritiro dell’italiana Carini ha poi amplificato la vicenda e Khelif è stata sommersa da una tempesta di critiche e insulti per l’incertezza circa il suo genere. Il Cio ha sempre sostenuto la validità dell’iscrizione della pugile alle gare femminili e Khelif ha pertanto portato a casa la prima vittoria olimpica per il suo paese. In ogni caso la partecipazione a gare internazionali di atlete e atleti Lgbtq+ (e non), di sportive e sportivi con diversi livelli ormonali e il loro relativo inserimento in categorie maschili e/o femminili è una tematica a cui dobbiamo prestare sempre più attenzione e verso cui dobbiamo sensibilizzarci; il concetto di inclusività è complesso, e cosa che assolutamente non può mai mancare è il rispetto verso qualsiasi essere umano, elemento che purtroppo è venuto meno nei confronti di Khelif, travolta sui social media da insulti e cattiverie. Si ricorda inoltre che la pugile è sempre stata molto attiva nel sociale e nelle attività benefiche nel suo Paese: è pertanto un grande esempio di campionessa dentro e fuori dal ring.
Concludiamo la nostra celebrazione delle Olimpiadi di Parigi raccontando delle vittorie nella nuova disciplina entrata nel programma olimpico nel 2024: si tratta del breaking, o break dance, una disciplina tecnica e artistica che ha numerosi/e partecipanti in tutto il mondo. A imporsi su tutte le altre concorrenti è stata la giapponese Ami che ha battuto Nicka nella battaglia B-Girls.
Le Olimpiadi di Parigi 2024 non saranno ricordate solo per le medaglie vinte, ma anche per l’impatto duraturo che queste atlete hanno avuto sulla percezione dello sport femminile. Con le loro imprese, queste campionesse hanno mostrato che lo sport non è solo questione di forza fisica, ma anche di testa, cuore, coraggio, determinazione e spirito indomito. Hanno dimostrato che il futuro dello sport è inclusivo, equo e ricco di opportunità per tutte le donne, indipendentemente dalle circostanze o dalle difficoltà che possono incontrare.