I miei giorni a Brancaccio con padre Puglisi. Il racconto di Giuseppe Carini, testimone di giustizia, di Roberto Mistretta, edizioni Paoline 2024, recensione di Daniela Domenici

Poco tempo dopo aver recensito l’ultimo splendido noir di Roberto Mistretta, giornalista e scrittore nisseno, “torno” da lui per parlarvi di questo suo appassionato e commovente omaggio a don Pino Puglisi, parroco di Brancaccio a Palermo, assassinato dalla mafia il 15 settembre 1993, tre anni dopo esser diventato il parroco della chiesa di quel quartiere. E lo fa in modo assolutamente magistrale grazie al racconto di Giuseppe Carini, all’epoca uno studente universitario, che è stato vicino a 3P, come lo chiamavano affettuosamente, in quei pochi ma intensi anni di apostolato e che ha scelto, con straordinario coraggio, di diventare testimone di giustizia.
Un anno fa ho amato e recensito il saggio di Mistretta dedicato a Rosario Livatino, giovane giudice e credente, un altro dei grandi uomini siciliani uccisi dalla mafia dopo Falcone e Borsellino
e oggi l’autore ci regala il ritratto a tutto tondo di Pino Puglisi grazie alle parole appassionate di Giuseppe Carini che così ricorda il suo amato 3P nelle parole finali del libro che cito in modo quasi completo “Continuo a vederlo in sogno. Padre Puglisi è vivo, parla con noi, ci sorride. Sogno di non essere mai andato via da Brancaccio. Sogno di vivere una vita normale. Sogno e mi vedo accanto a padre Pino…Se don Pino fosse vivo, non avrebbe permesso che i bambini che avevano iniziato un percorso con noi volontari fossero abbandonati… Ci saremmo messi in gioco ogni giorno. Non saremmo mai scesi a compromessi e ci saremmo sempre rivolti a Brancaccio e alla città di Palermo con parole chiare, senza infingimenti. Non avremmo accettato soluzioni facili. Padre Puglisi era animato dalla fede in Dio. Era forte in lui la coerenza con il suo ministero sacerdotale, che lo ha reso un umile servitore del Signore ma anche un tenace pescatore di uomini. Padre Pino sapeva ascoltare. Poteva rimanere seduto per ore, in silenzio, lasciando al proprio interlocutore tutto il tempo che gli occorreva per aprirsi. Aveva sacrificato le lancette del proprio orologio a Dio e agli altri. Sapeva cogliere nell’altro la dimensione filiale…Mi interessa la vita, il futuro, la felicità del prossimo? Mi è caro tutto ciò? Don Milani diceva che, sì, gli era caro. E lo diceva anche padre Puglisi, mettendo in pratica ogni giorno il Vangelo. Queste domande, valide ieri come oggi, mi piacerebbe che tornassero a circolare per le vie di Brancaccio. La verità è servizio…A Brancaccio un giorno tornerò”: e glielo auguriamo di vero cuore ringraziando Mistretta per avergli dato voce con questo suo splendido saggio.