l’ora di pietra, di Margherita Oggero, recensione di Paola Naldi

Libri per capire

L’ora di pietra: il titolo fa riferimento a quell’ora del giorno in cui la protagonista, guardando dalla finestra, unico suo contatto con il mondo esterno, non vede più nessuno, tutto sembra fermarsi, nessuna scia solca il cielo e il silenzio irrompe nella strada.

In una famiglia semplice e tranquilla di un paese vicino a Napoli, tutto sembra procedere senza grandi “scosse”: i due figli maschi trovano occupazione, uno all’estero e uno in paese come meccanico. L’unica figlia è bellissima e impetuosa, ma non dà preoccupazioni, sino al momento in cui, giovanissima, rimane incinta di un giovane conosciuto come tipo libertino. Per coprire il disonore, si provvede a un matrimonio riparatore, ma come prevedibile, il marito riprende le proprie avventure, trascurando la moglie e la figlia Immacolata, Imma per tutti. Da questo momento tutto si sconvolge: Imma assiste alla morte della madre, travolta da un’auto. Viene allevata amorevolmente dai nonni materni e dagli zii, che un po’ alla volta l’aiutano a superare il trauma, che l’ha lasciata in silenzio per mesi. La vita sembra riprendere un ritmo normale, quando Imma si trova testimone involontaria dell’omicidio di una ragazza da parte del figlio del boss del paese. Imma è costretta a tacere, ma quando rischia anche lei di essere violentata e uccisa, si difende coraggiosamente. Convinta di avere ucciso il proprio aggressore, viene convinta dai suoi cari a fuggire e viene affidata a Rosaria, una donna che ha un debito di riconoscenza verso la sua famiglia.

Anche Rosaria, che Imma chiama “zia scaduta”, è dovuta scappare dal paese, per le conseguenze di un matrimonio infelice.

A Milano la ragazza si trova costretta a stare nascosta, senza frequentare la scuola o contattare qualcuno, per paura di essere raggiunta dalla vendetta del boss del paese.

Sarà la conoscenza di Paolo, studente universitario conosciuto al mercato, a una bancarella di libri usati, e la lettura dei romanzi che le consiglia, a darle il coraggio di uscire dall’isolamento, tentare di superare il passato e cercare giustizia…I libri che Imma legge sono Il diario di Anna Frank e Io non ho paura di Nicolò Ammaniti: due storie di ragazzi imprigionati, scelta non casuale, perché Imma con loro si identifica. Sullo sfondo il tema della mafia, che tutto controlla e i cui capi non tollerano ribellioni.

Questo è un romanzo di formazione, dal ritmo incalzante, in cui ci sono tre storie che corrono parallele, di cui scopriamo pian piano i punti d’incontro. Le diverse vicende sono legate e i piani temporali apparentemente sfasati si compongono secondo un criterio di casualità. Si respira un cliama da giallo, in alcuni passaggi.

I personaggi non sono descritti fisicamente, se non per accenni, in modo da lasciare libera l’immaginazione del lettore. In compenso sono ben delineate le emozioni, i sentimenti, i pensieri. Le azioni scorrono congruenti ai caratteri. Ci sono momenti narrativi in terza persona e quelli in cui è Imma a parlare: questi sono particolarmente efficaci. Questo libro è anche una saga di famiglia, che ci porta nelle atmosfere chiuse e soffocanti di un sud tradizionale e conservatore.

Un romanzo ben strutturato e scritto con maestria.