Mufasa, la perla natalizia, recensione di Valeria Vite

La Disney rimescola le carte in tavola del Re Leone creando il preaquel Mufasa.
La grafica è eccezionale, perché là casa produttrice ha saputo ricreare dei veri animali, pelo per pelo, con una pelliccia morbida e realistica. Anche il paesaggio è creato con la massima attenzione, sembra di essere in Africa.
Là vicenda della crescita e dell’incoronazione di Mufasa riflette sulla differenza tra legame di sangue e fratellanza. Il legame di sangue è unico e indissolubile, ma avere jn fratello è una gioia infinita. “Gli amici sono i fratelli che ti scegli”. Si crea un’università magica tra due persone sempre pronte ad aiutarsi a vicenda.
Mufasa viene involontariamente allontanato dai genitori e adottato da un branco il cui re lo disprezza e lo segrega con le femmine. Attaccati da un altro branco, il re allontana Mufasa e il fratello Taka, che gli aveva salvato la vita in passato. Durante la fuga, i due leoni si innamorano della stessa femmina, così Taka si schiera con il nemico.
Zazu e Rafiki si uniscono al branco e insieme raggiungono Milele,il paradiso dei leoni.
Il film è un prodotto natalizio zuccheroso firmato Disney. Doveva piacere a tutti ed essere spettacolare. Forse la trama è un po’ ovvia e infantile, ma riesce comunque ad emozionare. Unica pecca: Mufasa è perfetto, invincibile, un supereroi. E gli imperfetti sono più simpatici