una animale selvaggio, di Joël Dicker, recensione di Antonella Sacco

Un animale selvaggio – Joël Dicker * Impressioni di lettura

(Titolo originale “Un Animal Sauvage”, trad. Milena Zemira Ciccimarra; originale pubblicato nel 2024; edizione italiana da me letta La Nave di Teseo del 2024)

Un meccanismo perfetto.

Questa è la frase che, a mio parere, descrive in sole tre parole il romanzo.

Ovviamente c’è qualcosa di più da dire e proverò a farlo.

Come racconta la sinossi i protagonisti sono i due componenti di una coppia, Sophie e Arpad, entrambi apparentemente molto felici e realizzati. La parola magica che domina in questo romanzo è proprio questa: apparentemente. È infatti tutto, o quasi, un gioco di apparenze e di segreti. La vita della coppia felice si intreccia con quella dei vicini, che sono, ognuno per i proprio motivi, tutti e due nello stesso tempo attratti e invidiosi di Sophie e Arpad, così belli, ricchi, appagati.

La storia è narrata alternando brevi scene del passato con quelle del presente, un passato che inizia quindici anni prima per farsi poi più vicino nel tempo e per allontanarsi di nuovo in una sorta di continua altalena; questo potrebbe rendere il racconto frammentato ma la sequenza e l’incastro sono così ben congegnati che la vicenda si segue molto bene e le rivelazioni si susseguono in modo che i colpi di scena siano molti e che quello finale si scopra veramente alla fine.

Insomma, una trama costruita con vera maestria. Qualcuno potrebbe dire che si tratta solo si mestiere? Forse. Avercelo, però, un mestiere così. Il romanzo si legge tutto d’un fiato e i personaggi, per quanto non eccessivamente approfonditi psicologicamente risultano sufficientemente credibili. Ovviamente, lo ripeto caso mai non fosse abbastanza chiaro, il pregio indiscutibile è la trama, e soprattutto il modo di narrare il concatenarsi degli eventi.

Sinossi