mio padre è nato per i piedi, di Elena Bosi, recensione di Paola Naldi

Scoperte librarie

Anche questo è un romanzo d’esordio, che si caratterizza per la “freschezza”, il tono lieve e ironico con cui la scrittrice rievoca la propria infanzia.

La protagonista è Giulia, una bambina intraprendente, vivace e indipendente. Con il suo triciclo a quattro anni gira sotto i portici del suo paese, Concordia sulla Secchia, paesino del modenese. Entra nei negozi, fa i suoi acquisti, lasciandoli sul conto della mamma, conosce tutti e tutti la conoscono. Siamo in un periodo in cui c’è solidarietà tra paesani e la piccola si sente sicura e tranquilla. Osserva il mondo, i vari abitanti del paese con lo sguardo privo di sovrastrutture tipico dei bambini.

Dal triciclo passa alla bicicletta e continua le sue scorrerie.

Sotto i portici ci sono vari negozi e Giulia li visita regolarmente, come l’osteria, con gli avventori abituali.

La vita non è facile per nessuno: i genitori devono alzarsi all’alba per fare il pane e la mamma è sempre affaccendata. Anche i nonni hanno una salumeria, con i clienti dalle caratteristiche ben delineate. Ci sono varie “macchiette”: una suora che ipnotizza i topi, una donna che aspetta con ansia di avere una figlia femmina, i contadini che se mangiano troppo non passano più dalla porta d’ingresso, nemmeno “di coltello”. C’è Arpalice, la proprietaria della cartolibreria che i libri li vende, ma consiglia anche di andare a prenderli in biblioteca. La zia Tilde è capace di riconoscere le donne incinte dal collo. Il dottor Francesco, dentista, cura tutte le malattie del paese…

I matrimoni hanno i loro “alti e bassi”, la malattia e la morte fanno parte della realtà di tutti, il progresso è ancora relativo.

“Quando muore un anziano, brucia una biblioteca; quando un paese perde la sua memoria, si spegne la luce della sua identità e storia.” 

Siamo nella quotidianità del dopoguerra, quando le esigenze sono poche, le spese, anche alimentari, essenziali. L’andamento domestico segue ritmi ordinati e sobri.

Abbiamo un racconto corale, in cui entrano i familiari, che gestiscono una panetteria-pasticceria, genitori, nonni, bisnonni, zii, cugini, un fratello e vari abitanti del borgo.

Attraverso lo sguardo e i ricordi di Giulia affiorano le memorie della famiglia. Più generazioni si avvicendano e per fare chiarezza nell’intricato nucleo familiare vi è all’inizio del romanzo un albero genealogico, cui fare riferimento.

Ci sono momenti di solitudine e malinconia, ma ognuno trova il modo per superarli.

I capitoli sono brevi, alcuni collegati tra loro, altri in sé conclusi.

Un libro gradevole, ben scritto, che ci riporta a un passato non troppo lontano, in cui molti possono rispecchiarsi.

Mia mamma è convinta che nella data e nell’ora di nascita, e nel modo in cui si svolge il parto, sia già racchiuso il destino della persona. Mio padre è nato per i piedi. Parto podalico, si dice adesso. «Nascono tutti per la testa» dice mia mamma, «lui no, lui doveva nascere per i piedi». «Certo!» risponde mio padre. «A fare come gli altri si fa sempre in tempo». «Ma come ho fatto a sposarlo?» mi chiede mia mamma. «Dimmelo te, come ho fatto?»

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Elena Bosi è nata nel 1978 a Mirandola e vive a Mirandola, ma è di Concordia, dove è cresciuta. Traduce, insegna e scrive. Mio padre è nato per i piedi è il suo primo romanzo.