non facciamoci influenzare, editoriale di Giusi Sammartino

Editoriale. Non facciamoci influenzare

Carissime lettrici e carissimi lettori,
morire di bellezza. Chiudere gli occhi al mondo, tutto a causa di un problema estetico.
Il desiderio di apparire: belli e belle. Sempre più vicini e vicine al canone prestabilito, alla moda corrente. Correndo con ansia incontro (e poi dentro) questo modello.
Il mito del corpo può tradursi in una vera e propria malattia, il disformismo corporeo, che colpisce soprattutto le e i più giovani, ma da cui non sono esenti le persone più adulte. E si rischia la vita.
Morire per diventare più belli/ e e attraenti. È successo, e accade sempre più spesso.

Sono morte così, per un intervento di chirurgia estetica, scelto forse con troppa fretta o per superficialità, due donne, entrambe in seguito a un’operazione di estetica eseguita in sale operatorie improvvisate in stanze di ambulatori privati, di Roma, ma potrebbe essere successo anche in un’altra città.
Come è successo a Napoli, alla ventunenne Alessia Nevolo, morta a ridosso della festa del santo Gennaro patrono locale che regola la credenza popolare sullo stato, solido o liquido, del suo sangue conservato in una teca. Alessia stava per sposarsi e aveva deciso di rifarsi il seno (si chiama mastoplastica). Ora non è più al mondo.
Le due donne morte in ambulatori romani, una operata per una rinoplastica dietro il quartiere dell’Eur, l’altra in uno dei palazzoni sulla via Tuscolana (dopo una liposoluzione) su una strada a un passo dalla fabbrica dei sogni di celluloide di Cinecittà.
Entrambe si sono affidate alle mani di medici che poi sono risultati con un passato professionalmente segnato a cui si era data poca importanza o di cui non si sapeva l’esistenza.

Margaret Spada era bellissima già di per sé, anche grazie ai suoi 22 anni, appena un anno in più di Alessia. Anche lei veniva dal sud, più sud di Napoli. Era siciliana, da Lentini, in provincia di Siracusa. Margaret aveva già provato “l’ebbrezza” che aveva pensato migliorasse il suo viso: aveva voluto ingrandire le sue labbra. Ora toccava al naso. Forse lo vedeva, e lo pensava, troppo grande, poco all’insù, troppo lontano dal modello cosiddetto “francese”.
Ma dopo quella rinoplastica (così si chiama) Margaret si è sentita male e la sua vita si è fermata a quei suoi 22 anni e per lei non ci sarà più nessun altro compleanno da festeggiare. Intanto, è notizia di questi giorni, i due medici (padre e figlio) che l’hanno operata sono ritornati al loro lavoro.

Ma muoiono di esigenze estetiche di imbellire il proprio corpo anche le persone più adulte. È il caso di Simonetta Kalfus andata via a 62 anni per fare una liposoluzione, quell’intervento di scioglimento del grasso resistente alle diete e allo sport. La signora Kalfus è andata da medici che erano già stati segnalati per cattive pratiche e che, però, non erano stati allontanati dalla professione. Il cuore di Simonetta si è fermato dopo quattro giorni in coma vegetativo presumibilmente per complicazioni legate all’operazione di chirurgia estetica. La salma è stata quindi trasferita al policlinico Tor Vergata.

Cominciamo spiegando che cos’è il disturbo di disformismo corporeo. «Il disturbo di dismorfismo corporeo è caratterizzato da preoccupazione per difetti percepiti nell’aspetto fisico che non è evidente o sembra lieve ad altre persone. La preoccupazione per l’aspetto deve causare sofferenza clinicamente significativa o compromissione del funzionamento. I pazienti hanno anche comportamenti ripetitivi ed eccessivi (per esempio, il controllo allo specchio) in risposta alla preoccupazione per l’aspetto. La diagnosi si basa sull’anamnesi. Il trattamento consiste nella terapia farmacologica […] e nella psicoterapia» (manuale mds, versione per professionisti).
Spesso chi soffre (e soffre molto) per questa malattia si affida alla chirurgia plastica. Comunque, al di là delle patologie, o prima di queste, ci sono i social con i contatti umani (o disumani?!) di reti fatte di persone “aeree” e, soprattutto le e gli influencer che, come fa intuire la parola stessa, indirizzano chi li “segue”. E qui si apre un oceano di caratteristiche, di modalità e persino di finalizzazioni che possono portare davvero a tutto nella vita come, e non esageriamo, cinicamente nella morte.
Sotto i ferri per bellezza ci vanno le donne, ma anche tanti maschi. Le richieste cominciano dall’adolescenza e, come abbiamo visto, vanno avanti nelle varie età. Semmai si differenziano le richieste. La ragazzina guarda a come “rifarsi il seno” o ritoccarsi il naso. Poi, ma anche prima, si guarda alle rughe, ai capelli diradati (anche quelli e soprattutto per i maschi).

«Negli ultimi anni — ci avverte una ricerca — gli interventi di medicina e chirurgia estetica sono cresciuti esponenzialmente sia in Italia che nel mondo. Secondo il report relativo al 2023 — è specificato — presentato al Congresso Mondiale dell’International Society of Aesthetic Plastic Surgery (Isaps) sono stati eseguiti oltre 30 milioni di interventi estetici a livello globale, con una netta prevalenza di procedure non invasive come filler e tossina botulinica. In Italia, circail 16% delle operazioni totali riguarda interventi correttivi, eseguiti dopo che il primo trattamento non ha soddisfatto le aspettative del paziente o ha causato complicanze. Questi interventi secondari includono correzioni di protesi mammarie, rinoplastiche mal riuscite e trattamenti anti-ageing con esiti estetici insoddisfacenti. La crescente richiesta di interventi correttivi — continua — riflette sia l’aumento della domanda di procedure medico-estetiche sia il fenomeno degli incidenti a esse correlato. Se poi si considera che il 54% di questi pazienti si rivolge a un medico diverso dal primo, viene messa in evidenza la necessità di affidarsi a professionisti esperti per ottenere risultati adeguati solo in un secondo momento. E da qui nasce l’importanza della scelta» (Vanity fair). Dalle più recenti indagini, (commissionate da facile.it agli istituti di ricerca mUp Research e Bilendi) emerge che negli ultimi due anni su circa 7,3 milioni di italiani che si sono avvalsi di questo tipo di protocolli, il 30% è under 25. La ricerca, inoltre, evidenzia che gli uomini hanno sostenuto una spesa del 28% in più rispetto al campione femminile. Tra questi, il 12,5%ha fatto ricorso a un prestito per sostenerla!

Girando per la rete e riservando un occhio particolare alle cosiddette “serie” televisive spicca un titolo: Adolescence. È una miniserie, in quattro puntate, tra le più seguite al mondo. La storia racconta l’omicidio compito da un ragazzino che uccide a coltellate una sua compagna di scuola. Una rivista commenta: «Secondo una statistica condivisa da People, l’Office for National Statistics ha riportato addirittura un raddoppiamento dei crimini con simili armi in Inghilterra e nel Galles nel corso dell’ultimo decennio. Solo nel marzo del 2023 il Ministro della Giustizia ha riferito di aver condannato o ammonito più di 18000 crimini nel corso di un solo anno e, a quanto pare, il 17,3% degli autori degli attacchi avevano un’età compresa tra i 10 e i 17 anni. Durante l’evento di Tudum organizzato da Netflix, l’interprete Graham ha dichiarato che uno degli obiettivi di Adolescence era interrogarsi proprio su cosa stava accadendo alle giovani generazioni, soprattutto vista la pressione crescente che subiscono e derivante da realtà virtuali come internet e i social, strumenti che, se usati correttamente, possono anche offrire un mare di informazioni e mettere in contatto persone da ogni parte del mondo.
Ma che troppo spesso, soprattutto negli ultimi tempi, sono diventati veri bacini di odio e aggressività da esprimere poi sia dentro che fuori uno schermo. Adolescence, infatti, tratta dei danni pratici che un simile utilizzo sconsiderato della medialità porta, in quanto condizionato da correnti come il bullismo (cyber e non) e il sessismo che hanno condotto a dover avere a che fare con la manosfera — termine che indica forum e comunità che sostengono la misoginia e la supremazia maschile online — e gli Incel. Quest’ultima parola che, derivante da involuntary celibate (tradotto “celibe involontario”) indica uomini che affermano la supremazia maschile e accusano le donne e il femminismo per avergli negato il diritto di avere dei rapporti sessuali».

Ci terrei a non mancare l’occasione di sottolineare come una politica che si fa sempre più “sbrodolona” e lasciva si esprima con termini volgari e anche per questo inappropriati, oltre palesemente liberticidi, proprio cominciando dai rapporti con la stampa. Questo ci presenta la cronaca. E ci meraviglia. I fanatici dilettanti, secondo il direttore Antonio Di Bella, sono la peggior cosa che possa esserci. Un altro commento della classe politica all’incapacità dei giornalisti si riferisce alla vicenda della pubblicazione da parte di The Atlantic della chat del Pentagono.

Consoliamoci. La poesia, come lo era il teatro per Piera Degli Esposti, ci aiuta a superare il triste e il brutto della vita. Sempre di più sto amando la poeta polacca Wisława Szymborska nata a Brin nel 1923 e morta a Cracovia il 1° luglio del 2012, proprio alla soglia del compimento del suo secolo. Premio Nobel nel 1996 «a guidarla è il «Non so», pungolo eterno che, come ha detto nel discorso pronunciato in occasione del premio Nobel nel 1996, fa nascere l’ispirazione. Caos. Come quello che metteva in musica Kora, la cantante punk rock con cui condivideva un’amicizia e una sintonia viscerali. Forse fatta proprio di quella dolorosa forma di caos che sta sotto, dietro, dentro l’espressione artistica e che il punk sbatteva in faccia al suo pubblico. Delicata lei, Szymborska, nel suo esprimerla in poesie esatte, improvvise forme di ordine condite con l’ironia di collage fatti di ritagli dell’attualità (dei quotidiani). Caffè. Sigarette. Non so …»(Linkiesta)

Come sarà?

Come sarà, buono o cattivo,
questo nostro amore?
Cosa ci prenderà e cosa ci darà?
Chi finirà per ferire?
Neppure lui ancora sa
che uccello lo porterà in volo.

Se una colomba,
oppure un corvo
farà cadere una piuma sulla soglia.
E quanto durerà? Una o due settimane?
Quante primavere, quanti inverni?
Chissà che invece non resti con noi
fino all’ultima notte e giorno?

Neppure lui ancora sa
che uccello lo porterà in volo.
Che ala ci farà ombra,
che artiglio segnerà il tempo,
neppure lui ancora sa,
ci vede,
ci sente,
è esitante.

Metafisica

È stato, è passato.
È stato, dunque è passato.
In una sequenza sempre irreversibile,
poiché tale è la regola di questa partita persa.
Conclusione banale, inutile scriverne,
se non per il fatto incontestabile,
un fatto per i secoli dei secoli,
per l’intero cosmo, qual è e sarà,
che qualcosa è stato davvero,
finché non è passato,
persino il fatto
che oggi hai mangiato gnocchi con i ciccioli.

Wisława Szymborska

Buona lettura a tutte e a tutti.

La pace deve essere “giusta” non “possibile”.