Aura, di Riccardo Pietrani, recensione di Antonella Sacco

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In questo avvincente romanzo l’autore fonde in modo originale vari elementi del fantasy e della fantascienza classica, aggiornandoli alle conoscenze attuali. La narrazione procede seguendo vicende che avvengono in periodi diversi e che riguardano personaggi diversi, intrecciate tra loro in un modo che viene svelato solo alla fine ma che, almeno in parte, si può intuire. Questo è, a mio parere, un pregio: i colpi di scena sono tali ma non sono mai “conigli tirati fuori dal cappello”: la trama segue una logica precisa, gli eventi sono ben concatenati, ciascuno ha una sua causa e un suo effetto.

I protagonisti sono ben disegnati, ciascuno con pregi e difetti, e quindi credibili.

Riccardo Pietrani dimostra ancora un volta di possedere una grande fantasia e una capacità davvero notevole di immaginare mondi.

L’Astro Luminoso domina incontrastato su tutta Gran Gaianox. Con la forza del suo Esercito Imperiale ha imposto il proprio ordine su terre un tempo divise, e ha estirpato il flagello dei Draghi tramite gli Ascalon, guerrieri forgiati da un innesto di tessuto draconico. Un solo baluardo è sorto contro la sua supremazia: il misterioso individuo chiamato Signore dei Draghi, alla guida di un esercito di schiavi e ribelli.

Lontani dal fragore delle battaglie, una donna e suo figlio adottivo conducono un’esistenza in fuga. Gwelyn, un tempo Prima Lancia degli Ascalon, cresce il piccolo Syn temprandolo nella disciplina della spada e nella Scienza Ancestrale. E proprio lui, il cui unico desiderio è vivere una vita normale, si scoprirà tassello fondamentale nella guerra che agita tutto il mondo.

Cosa nasconde Aura, la capitale dell’Impero?