i milanesi ammazzano al sabato, di Giorgio Scerbanenco, recensione di Antonella Sacco

I milanesi ammazzano al sabato – Giorgio Scerbanenco * Impressioni di lettura
(prima pubblicazione 1969; edizione da me letta Garzanti – Gli elefanti 2002)
L’ultima indagine di Duca Lamberti riguarda la sparizione di una ragazza dal corpo e dal viso molto belli e la mente di una bambina nonostante i suoi ventotto anni. Donatella, questo il nome della giovane, è attratta dagli uomini e sorride a tutti, invitante. Perciò il padre, rimasto solo a prendersi cura di lei, la tiene chiusa in casa. Ciò nonostante un giorno la ragazza sparisce.
Con i suoi modi poco ortodossi Lamberti cerca e trova indizi tra sfruttatori e prostitute. Il finale è amaro, come del resto tutta la storia e come anche gli altri tre libri con lo stesso protagonista.
A sostenere, almeno in parte, il protagonista, c’è sempre Livia, conosciuta in “Venere privata”.
Sinossi
Donatella Berzaghi ha ventotto anni e un corpo avvenente, ma dalla nascita è costretta nella mente di una bambina. Soffre anche di una forma di ninfomania, che la porta a concedersi con facilità a qualunque uomo la corteggi, obbligando il padre Amanzio, vedovo ed ex camionista, a tenerla chiusa in casa. L’uomo, che non vorrebbe mai lasciarla sola, è riuscito a ottenere dal suo datore di lavoro il permesso di andare a controllarla un paio di volte al giorno. Nonostante le attenzioni del padre, Donatella improvvisamente scompare. Duca Lamberti, un ex medico diventato poliziotto, dovrà così immergersi in una Milano noir e spietata, dove sfruttatori e vittime vivono fianco a fianco, in stanze d’albergo che hanno le porte sempre aperte per il prossimo cliente. A Duca la storia di Amanzio e Donatella, simile a molte altre che ha incontrato, sembra più una questione di troppo amore che di peccati da scontare. Per questo, non potrà restare senza conseguenze. “I milanesi ammazzano al sabato è una storia raccontata (e accade raramente) dal punto di vista delle vittime. Questa è la storia di Amanzio Berzaghi, padre disperato, e Scerbanenco riesce a tessergli attorno un noir perfetto e dolente, come certe storie di miseria del sud degli Stati Uniti scritte da Faulkner.” Dalla prefazione di Cecilia Scerbanenco