le verità spezzate, di Alessandro Robecchi, recensione di Antonella Sacco

Le verità spezzate – Alessandro Robecchi * Impressioni di lettura

Ho apprezzato molto questo romanzo, per la sua struttura e per i personaggi, in particolare il protagonista, il regista Manlio Parrini.

Più che l’aspetto giallo ho trovato interessante la narrazione, che si svolge su due linee temporali e che in certo senso accomuna due delitti, uno avvenuto nel passato e uno nel presente.

Il regista, insieme alla sceneggiatrice Sara De Viesti, cerca la verità sulla morte dello scrittore Augusto De Angelis (Roma, 28 giugno 1888 – Como, 18 luglio 1944) su cui vuole fare un film in cui intende parlare – raccontando la storia dello scrittore – della verità e della libertà, in particolare quella di esprimersi. De Angelis non l’aveva avuta, quella libertà, essendo scrittore durante il regime fascista, ma potrebbe non averla nemmeno lui, Parrini, e potrebbe dover rinunciare al suo film o farlo diventare un’altra cosa…

In parallelo alla vicenda che riguarda il film su De Angelis e sulle circostanze della sua morte, si svolge quella che riguarda le indagini sulla morte della vicina di casa di Parrini, indagini in cui il regista si trova coinvolto.

Mi piace molto anche la copertina.

Mi ha colpita questa frase:

… c’era anche da capire che quando si spezzano le verità piccole, poi si spezzano anche quelle grandi, che si comincia con piccole privazioni, minuscoli divieti, e si finisce a massacrare un popolo.

Avevo letto qualche anno fa un altro romanzo di Robecchi, “Dove sei stanotte”: si trattava di un giallo “più tradizionale”, della serie con protagonista Carlo Monterossi, che comunque mi era piaciuto.

Sinossi

Il grande regista de Le verità spezzate, Manlio Parrini, ha deciso di tornare dietro la macchina da presa. Celebrato da pubblico e critica, all’apice del successo aveva abbandonato il cinema perché gli sembrava “un posto senza verità”. Ma ora, superati i settant’anni, ha in testa una storia speciale: un film su Augusto De Angelis, pioniere del giallo italiano negli anni Trenta. La morte violenta di Augusto De Angelis – un uomo libero senza libertà – è, per il Maestro Parrini, un caso irrisolto, che puzza di ingiustizia e ottusa censura fascista e che oggi più che mai deve essere raccontato. Ma proprio quando il regista ha trovato un produttore per il suo progetto e avviato la stesura della sceneggiatura insieme all’amica e complice Sara De Viesti, un altro giallo irrompe nella sua vita: l’omicidio dell’anziana vedova Bastoni, proprietaria della villa adiacente a casa sua. La stampa, avida di notizie, si getta sul caso e gli inquirenti si muovono tra mille ostacoli e condizionamenti, e anche Parrini si sente attratto da questo omicidio, che gli ricorda un delitto d’altri tempi, di quelli usciti dalla penna del suo Augusto De Angelis. Un giallo di ieri che contiene un giallo di oggi, legati a doppio filo da una riflessione sui condizionamenti che tutti subiamo, sui limiti delle nostre libertà, così spesso spezzate.