nove volte nove, di Anthony Boucher, recensione di Antonella Sacco

Nove volte nove * Anthony Boucher * Impressioni di lettura

(Titolo originale “Nine Times Nine”, trad. Delio Zinoni; originale pubblicato 1940; edizione italiana da me letta I classici del giallo Mondadori, 1992)

Questo giallo appartiene al sottogenere “mistero della camera chiusa” (ovviamente dall’interno) ed è per questo che l’ho letto: trovo infatti molto interessante vedere come i vari autori risolvano il problema di far uccidere qualcuno in un modo apparentemente impossibile.

In questo romanzo (ambientato a Los Angeles) a un certo punto il poliziotto che indaga, il tenente Terence Marshall, legge da un libro di John Dickson Carr (grande autore di romanzi gialli, uno dei miei preferiti, fra l’altro) la classificazione che il dottor Gideon Fell (protagonista di molti dei gialli di J. D. Carr) ha stilato a proposito dei delitti commessi in una camera “ermeticamente sigillata”, cioè in cui non vi siano passaggi segreti.

La storia è carina, c’è anche un personaggio (Matt Duncan, che definirei il protagonista) che si trova a svolgere un ruolo di spalla per il tenente, e l’inizio di una storia d’amore. E poi una setta religiosa e una suora che si rivela essere un’abile investigatrice (e che a quanto pare sarà presente in altri romanzi). Il tono complessivo è abbastanza ironico. Insomma, una lettura piacevole.