un amore, di Dino Buzzati, recensione di Valeria Vite

“Un amore” di Dino Buzzati, una storia di ossessione

Dino Buzzati è noto per Il segreto del bosco vecchio, Il deserto dei tartari o La famosa invasione degli orsi in Sicilia, pochi conoscono il piccante, spregiudicato ma anche ossessivo e doloroso Un amore, del 1963.

La vicenda narra la passione totalizzante del cinquantenne Antonio Dorigo per una squillo di vent’anni, Laide. L’uomo è succube della ragazza, si umilia per lei che lo tormenta, lo sfrutta e lo comanda a bacchetta. Nonostante le premesse focose, l’opera non parla di sessualità e non può affatto essere definita un romanzo erotico o sentimentale; si tratta più che altro di un romanzo psicologico, che analizza nel profondo i moti dell’animo di Antonio e avvolge le ragioni delle scelte di Laide in un alone di mistero, in quanto verranno svelate solo al termine della storia. Spesso i pensieri di Antonio sfociano nella violenza e nel maschilismo, cristallizzando l’opera negli anni Sessanta in cui è stata scritta. Se il narratore non fosse esterno e onnisciente, si potrebbe parlare di flusso di coscienza, alternato a suggestive descrizioni. In diversi tratti dell’opera mancano virgole e punti fermi, forse per rappresentare l’ossessività delle paranoie di Antonio o per conferire loro tratti popolareschi e tipici del discorso orale, nonostante il protagonista sia un intellettuale.

Laide non è solo un personaggio realistico, ma anche simbolico e allegorico, infatti rappresenta la giovinezza irraggiungibile per un cinquantenne come Antonio, una seduzione ingannatrice e oppressiva, il potere dell’eros di umiliare l’essere umano, la morte in quanto suscita nel protagonista pensieri del genere e Milano. Anche la capitale lombarda, la città dove è ambientata la storia, è viva e simbolica come se fosse un personaggio. Innanzitutto la città è moderna, impersonale, in preda al boom economico, ma anche fredda, anonima e spersonalizzata che cresce rapidamente. La metropoli è divisa in due: il mondo borghese e luccicante di Antonio e la squallida periferia di Laide. Il grigiore della città inoltre rispecchia il dolore i Antonio e l’eleganza di certi ambienti nasconde miseria e bordelli.

Buzzati vuole proporci un amore che fa soffrire, che annienta e umilia, ma se volete sapere come mai Laide è così sadica, dovrete leggere il termine del romanzo: pur essendo amata, una prostituta non verrà mai condotta all’altare perché è oggetto di disprezzo.