le rive della collera, di Caroline Laurent, recensione di Paola Naldi

Questo romanzo si riferisce a un fatto storico realmente accaduto, di cui l’autrice è in qualche modo testimone. Il contenuto colpisce per l’attualità del tema.
Nella postfazione l’autrice indica così ciò che l’ha spinta a scrivere questa storia:
«Da piccola mia madre mi raccontava una storia. Quella di un paradiso perduto al margine dell’oceano, stritolato un giorno dalle fauci di un mostro. So bene che nessun libro ha il potere di rovesciare il mondo, ma forse riuscirò, attraverso la scrittura, a far sì che la mia collera diventi anche un po’ la vostra».
Caroline Laurent è una scrittrice francese di origini mauriziane e ricorda i racconti della madre nei confronti delle isole Chagos: negli anni Sessanta erano luoghi tranquilli, semplici, umili. La madre lo raccontava con molta rabbia la loro devastazione. Da adulta la scrittrice ha incontrato i chagossiani, ha ascoltato le loro storie ed è persino andata all’Aia con loro, per raccogliere materiale per narrare a tutti queste vicende.
Le isole Chagos sono una manciata di atolli corallini legati tra loro, che sorgono nel cuore dell’Oceano Indiano, abitati dagli îlois, di origini bantu e austronesiani, che giunsero nell’arcipelago nel XVIII secolo. Nel 1967 fanno capo alle isole Mauritius, comprese nell’Impero coloniale britannico. Qui la vita è semplice: tutti si conoscono, sono solidali tra loro, quasi nessuno sa leggere o scrivere, parlare inglese o francese, la disoccupazione non c’è. Si vive di pesca e dei prodotti della terra. Le navi con rifornimenti alimentari e di prima necessità giungono di tanto in tanto da Mauritius.
“Un’isola sperduta al largo dell’Oceano Indiano, una lingua di sabbia esageratamente piatta, e vuota, e calma; flutti dalla trasparenza indefinibile. Il mare come un paese”.
Diego Garcia è l’unico territorio abitato delle Chagos.
Qui vivono i protagonisti della storia. Marie, è una ragazza madre, che abita con la zia Angèle e la sorella Josette. Il senso di famiglia è molto forte e le donne condividono gioie e dolori. Un giorno al porto di Diego Garcia arriva una nave con i soliti rifornimenti: a bordo vi è un giovanissimo uomo mauriziano, Gabriel Neymorin, assunto per dare una mano all’amministratore coloniale Marcel Mollinart.
Marie rimane colpita dal giovane, non bello, un po’ impacciato e poco convinto di fermarsi sull’isola. Durante una festa in spiaggia, Gabriel e Marie si incontrano, iniziano a frequentarsi, nonostante provengano da due contesti sociali e culturali molto diversi. Fiorisce un amore che supera le diversità e nasce Joséphin.
A vederla ballare tra le fiamme, due giorni prima, era stato colto da vertigini. Quella ragazza era uno splendore. Pelle nera dai riflessi dorati, viso tondo, corpo sinuoso, fianchi sciolti. Era troppo!…Sembrava uno di quegli incantesimi scagliati da chi scrive romanzi!
Marie è anticonformista, una donna libera, ama girare arruffata, a piedi nudi, ha già una figlia da una precedente relazione, Suzanne, di quattro anni, per cui non si fa molte illusioni sul futuro di questa relazione. Conosce bene “l’eterna storia degli uomini di Diego Garcia: padri non lo erano, mariti quasi mai. Un ricordo nel migliore dei casi, un rimpianto nel peggiore”
Quando viene riconosciuto lo stato indipendente di Mauritius, le isole Chagos, per un accordo segreto tra Gran Bretagna e Stati Uniti, vengono cedute per diventare una base militare americana. Gabriel viene a saperlo, non ne immagina le conseguenze e tace con Marie. Tutti gli abitanti vengono costretti a lasciare le loro case, le poche cose, per essere deportati a Mauritius. Qui, completamente sradicati, vivono in baracche di fortuna, senza acqua corrente e senza elettricità, costretti a lavori umilianti per sopravvivere. Il degrado colpisce tutti. Marie si sente tradita da Gabriel e rifiuta il suo aiuto. Mentre molti si lasciano andare, rifugiandosi nell’apatia o nell’alcol, Marie decide di lottare, mettendo a rischio la propria vita.
Quand’è. che torniamo nella nostra casa? Se solo sapesse se solo sapesse quanto avrebbe voluto tornarci anche lei!
L’esilio è una lacerazione. Un buco nel cuore. Perdendo la loro terra, i Chagossiani hanno perso tutto: la loro vita è stata calpestata. Questa storia non ha fine: è la storia dolorosa di tutte le popolazioni sradicate, ieri e oggi. Il caso chagossiano ricorda la storia delle isole Bikini: durante gli anni Quaranta, gli Americani hanno cacciato gli abitanti per poter realizzare dei test nucleari. Ultimamente avviene sotto gli occhi di tutti il genocidio dei palestinesi, cacciati dalla loro terra e quasi sterminati. L’Occidente di fronte alle minoranze latita: dramma continuo.
Sarà Joséphin a lottare con la madre e diventa la voce narrante, alternata a quella dell’autrice.
Un libro scorrevole, avvincente, struggente e intenso che racconta una pagina poco nota del colonialismo britannico nell’Oceano Indiano, una faccenda che ad oggi non è ancora risolta, giacché i chagossiani non hanno potuto tornare sulla loro isola (è ancora una base militare di importanza strategica per la lotta al terrorismo internazionale, a detta degli americani e degli inglesi).
Tradotto dal francese da G. G. Allegri per e/o edizioni, è un romanzo che mostra a chi legge quanto il colonialismo abbia fatto del male, anche in un luogo sperduto che pareva quasi un paradiso in terra.
Questa vicenda nel 2019 è stata presentata davanti alla Corte di Giustizia Internazionale, con il raggiungimento di una condanna, perché la separazione delle Chagos da Mauritius fu illegale. Il tutto è stato ribadito nel 2021 dal Tribunale Internazionale del Diritto del mare e a marzo 2022, per la prima volta, una piccola delegazione di chagossiani, è tornata a casa. Con una mossa scandalosa, dopo aver deturpato la bellezza naturale dell’isola più grande, oramai completamente cementificata, pur di non rendere il dovuto, gli inglesi hanno reso il resto dell’arcipelago riserva bio marina, territorio intoccabile.