sull’orlo del precipizio, di Antonio Manzini, recensione di Antonella Sacco

Sull’orlo del precipizio * Antonio Manzini * Impressioni di lettura

(edizione da me letta Sellerio, 2015)

Un libro breve, una satira feroce sul mondo dei libri o, meglio, su quello che potrebbe diventare.

Uno scrittore famoso e di successo, Giorgio Volpe, consegna il suo ultimo manoscritto all’editore, ma un improvviso cambiamento radicale sconvolge il consueto iter per la pubblicazione.

Una nuova proprietà ha infatti fagocitato la casa editrice, insieme ad altre altrettanto importanti, e tutti testi vengono stravolti, in nome di ciò che vuole il pubblico.

I tentativi dello scrittore di non adeguarsi alle nuove direttive si rivelano inutili, e la sua ribellione si scontra con la realtà che deve, suo malgrado, accettare. O, meglio, subire.

Una storia che scivola via veloce, e che lascia, inevitabilmente, dell’amaro in bocca, perché qualcosa di simile, in fondo, potrebbe anche succedere. O no?

Sinossi

Cosa succederebbe se tutte le principali case editrici italiane si trovassero raggruppate sotto un’unica sigla? Giorgio Volpe è il più grande scrittore italiano, una potenza nel campo delle lettere. Alla consegna del nuovo romanzo “Sull’orlo del precipizio”, scopre che una cordata di investitori ha inghiottito la sua casa editrice. Ora al comando sono caricature in completo scuro che odiano le metafore e “amano le saponette se il pubblico vuole saponette”. Cercando una via di fuga editoriale come un uomo che annega cerca l’aria, Giorgio affonda nel grottesco e nell’angoscia di chi vede messa in discussione la propria libertà di espressione. Antonio Manzini ha scritto una satira spietata ed esilarante. Una distopia alla Fahrenheit 451, dove è il mondo dei libri a bruciare se stesso e non un potere esterno.