I ricordi non fanno rumore, trilogia di Carmen Laterza, recensione di Paola Naldi

Ho terminato la trilogia “I ricordi non fanno rumore”, con la sensazione di aver attraversato decenni di storia italiana, rivivendo esperienze quasi tutte femminili. Si tratta contemporaneamente di una saga familiare e di romanzi di formazione.
Il titolo indica che i ricordi più significativi agiscono senza che ce ne rendiamo conto, condizionando le nostre scelte e le nostre emozioni. Agiscono attraverso sensazioni silenziose e profonde: nostalgia, rimpianto, gioia…I legami veri resistono poi al tempo.
- “I ricordi che non fanno rumore guidano in modo silente le nostre scelte.”
- “Ci sono legami che non fanno rumore, ma che resistono al tempo, alle incomprensioni, alle distanze.”
Si parte dal 1939, quando la giovane e bella Giovanna, di famiglia povera, viene mandata a servizio a Pavia. Sedotta dal figlio della signora per cui lavora, viene abbandonata e trova rifugio a Milano, dove viene accolta e aiutata da una famiglia di commercianti di origine ebraica. Qui trova affetto nella cuoca Ida, che ha con sé la nipotina Maria, abbandonata dalla madre. Purtroppo la guerra e le persecuzioni razziali costringono Giovanna a cercare aiuto per sé e la figlia Bianca proprio presso la famiglia d’origine, che l’aveva abbandonata al suo destino. Qui invece trova la brutalità del cognato e deve scappare di nuovo, lasciando la figlia alla sorella Augusta. I destini di Bianca e Giovanna procedono paralleli, senza più incontrarsi per anni. Siamo nel dopoguerra: Giovanna, persa la memoria in un bombardamento, ha una nuova famiglia, Bianca si è sposata e ha seguito il marito in Svizzera. Abbiamo un’ambientazione che va dalle campagne intorno a Pavia, a Milano e alla Svizzera, dove gli immigrati italiani sono sfruttati e si devono scontrare con molti pregiudizi. Rimasta vedova, Bianca torna a Pavia, dove ritrova Ida e Maria. Inizia il momento della ripresa: Bianca un po’ alla volta diventa imprenditrice nel campo della moda. Giovanna ritrova la memoria, ma deve scontrarsi con l’ambivalenza della situazione…Questo riassunto in breve non valorizza ovviamente i molti personaggi e l’intreccio dei vari destini.
Vengono affrontati temi importanti: la violenza sulle donne, i pregiudizi verso le donne sole, il pericolo della bellezza in un ambiente dominato dai maschi, l’abuso di potere, la difficoltà per una donna di affermarsi nel mondo del lavoro in una società fortemente maschilista… Ci sono la tragedia della guerra, la brutalità del fascismo, la povertà del dopoguerra e i fermenti sociali degli anni di piombo…Sono vicende che parlano di amore, di amicizia, di forza e resistenza alle avversità del destino, di sostegno reciproco e di volontà di riscatto. Belli i dialoghi, le riflessioni, così come le descrizioni dei paesaggi.
Abbiamo un quadro della situazione italiana in quegli anni, evidenziando le differenze tra le varie classi sociali. Anche se le storie individuali sono un po’ troppo cariche di sfortune e rinascite, vi sono tante “sottolineature” sul valore della solidarietà, sulla complessità dei rapporti familiari, sulla vita in generale, che riserva continue sorprese.
Scrittura lineare e fluida. Libri che suscitano partecipazione e coinvolgimento emotivo.
CARMEN LATERZA è nata e cresciuta a Pordenone, dove vive tuttora. Laureata in Lettere a indirizzo musicologico e diplomata in Pianoforte, per più di vent’anni ha scritto e corretto per gli altri testi di ogni tipo, lavorando come editor e ghostwriter. Nota sui social con il nome di LIBROZA, a lungo ha fatto divulgazione sui temi della Scrittura Creativa e del Self Publishing. Ora si dedica esclusivamente ai propri libri, che pubblica in modo indipendente con il marchio LIBROZA. Nel 2024 il suo romanzo storico “L’ultima spiaggia” è stato candidato al Premio Strega, primo libro autopubblicato a raggiungere questo traguardo prestigioso.