Uomini senza donne al Teatro delle Donne di Calenzano, recensione di Daniela Domenici

uomini senza donne

L’intimità di una stanza invece dello spazio di un teatro per accogliere questa storia scritta da Angelo Longoni, già portata in scena lo scorso marzo, sempre al teatro Manzoni di Calenzano, e ripreso a grande richiesta di pubblico nell’interpretazione di Duccio Baroni e Gabriele Giaffreda, due giovani ma formidabili attori fiorentini.

Il teatro ha scelto di rimetterlo in scena per il suo desiderio di “volgere lo sguardo a questo universo maschile che sempre con maggiore difficoltà si relaziona alle nuove donne. Forse colpa di stereotipi ancora dominanti, forse di una società poco aperta e ancora paternalista dove le donne vengono viste sempre e solo come madri o come oggetto sessuale…” (dal foglio di sala).

E il testo di Longoni appassiona, avvince e commuove per i dialoghi spesso ironici che provocano anche qualche risata e molti sorrisi ma, soprattutto, per quelli pieni di amara e dolorosa disillusione che danno la vera, reale misura di quanto questi due amici trentenni siano incapaci di vivere i sentimenti in modo adulto e maturo, il divario tra le due metà del cielo aumenta sempre di più e loro si dimostrano fragili quasi come adolescenti, sono pieni di nevrosi non risolte, non sanno essere sinceri e corretti né verso l’amico del cuore né verso la donna; insomma, escono proprio malconci dal ritratto che di loro ne fa l’autore.

Bravissimi i due protagonisti, Duccio Baroni e Gabriele Giaffreda, nel disegnare e dare vita a questi due amici così diversi, quasi agli antipodi, eppure così legati, così dipendenti l’uno dall’altro, così pieni di tic e così insicuri; il loro è un rapporto di amore-odio, si strapazzano, si separano ma, alla fine, non riescono a vivere lontani perché hanno bisogno del sostegno reciproco in quanto nessuno dei due è capace di vivere un rapporto maturo con una donna.

Concludo con le parole dell’autore: “Che uno spettacolo sulla pochezza maschile venga rappresentato nel teatro delle Donne mi sembra la giusta nemesi, una forma di giustizia compensatrice: far ridere le donne dei difetti di noi uomini e mostrarci nudi senza difese ai loro occhi”: poveri uomini senza donne!