“Due autoritratti di Rosalba Carriera (1673 – 1757)” a cura di Giovanna Ragionieri

rosalba carriera

La celebre miniaturista e pastellista veneziana, specializzata nell’arte del ritratto  mostra nei propri autoritratti una profonda consapevolezza del passaggio del tempo e del valore dell’esperienza.

Molti dei suoi autoritratti furono eseguiti come dono per committenti e collezionisti, come quello degli Uffizi, da lei stessa inviato al granduca fiorentino. Spesso datato al 1715, fu dipinto, secondo la ricostruzione di Bernardina Sani, nel 1709, a trentasei anni. L’intento principale è quello di mostrare le proprie qualità professionali; la donna effigiata nel pastello che Rosalba sta dipingendo è tradizionalmente identificata con la sorella Giovanna, sua collaboratrice. Ma, pur nell’alta qualità di esecuzione, la pittrice si mostra ancora timorosa nell’affrontare il mondo. Nell’Autoritratto delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, la critica sottolinea spesso il tono doloroso e l’accentuazione dei tratti senili. Tuttavia sembra che Rosalba si rappresenti più fiera e perfino più bella, rispetto alla sua prima maturità, in questa immagine coronata di foglie d’alloro, esaltata da una superba capacità di utilizzare una tavolozza ricca, complessa e raffinata, che comprende “un nero opaco e polveroso, un nero lucido e corposo, un bianco  a chiaro, rosa-mattone, e cinque tipi di marrone: terra d’ombra naturale, terra d’ombra bruciata, marrone-grigio, marrone seppia e marrone rosato, due tipi di verde: verde scuro e verde-marrone” su carta azzurra ruvida e sottile (come osserva Bernardina Sani). Dall’epistolario e dai testamenti della pittrice sappiamo che ella fu priva della vista tra il 1746 e il 1749, e poi di nuovo affetta da cecità a partire dal 1751.