Un brano tratto da “Il mostro che uccide”, libro ancora inedito di Santina Gullotto

Digital Camera

foto dell’autrice

Il silenzio rotto dal suono rilassante della cascatella dell’acquario concilia la mente con il cuore; ogni  tanto il labile scroscio viene sopraffatto dal rombo del motore di qualche auto che passa cerco con tutte  e mie forze di rendere inoffensivo qualsiasi pensiero che attraversando la mente affollata da mille ansie  si arrovella e non riesce a dar risposte.

Tornare indietro nel passato per sbrogliare la matassa non venendone in nessun modo a capo trovando ancora  più nodi da sciogliere più fili da districare e raccogliere come un unico gomitolo ogni filo che appartenga
al proprio colore e far si che regni ordine nei cassetti dei pensieri; il dolore col dolore i sospiri coi  sospiri le delusioni con le delusioni ed ancora aspettative di speranze molto fragili labili evanescenti; i
ricordi coi ricordi e la memoria con la memoria di tutto quello che già affrontato nel passato darà modo di  combattere e metabolizzare le effimere delusioni del presente; affilare in ogni modo le armi da usare
affrontando il mostro che si fa strada dentro; cercare in ogni modo di affondarlo nel lago della vita che  nel fondo non è chiaro.

Lotta impari, quel cuore dilaniato da quel mostro che passeggia dentro ogni pensiero tra le delusioni di una  vita ch’è data di propria volontà in pasto, osteggiata da chi ha più ignoranza che ragione. L’invidia egoista
padroneggia questa vita, la presunzione di aver sempre ragione e di aver per se ogni diritto, senza sapere  cosa sia dovere ne rispetto, nell’essere e nell’averne confonde i ruoli giusti nella vita. E’ la vita, proprio  così e chi può farci niente, sarà quel che dev’essere, nessuno può cambiare il tempo che ti aspetta, sarà  solo quel non può essere altrimenti; indifferente e immobile continua il suo corso. Nel silenzio assoluto,  si muovono le lancette dell’orologio, il ticchettio di una volta, nel tempo si dissolve, non ci sarà nemmeno  quello a farti compagnia.

Non importa nemmeno a chi, da te ha preso tutto, dal cuore, al pensiero, alla forza con tutta l’energia dei vent’anni, dei trenta, dei quaranta e dei cinquanta, tutto dovuto, tutto scontato e nel silenzio corto è il  respiro, rimembrando il passato che brucia e fa male come fosse ieri. Che se ne fa l’uomo nell’avere tutto se il mostro è lì in agguato come un tarlo ad aspettare l’occasione di scavare come nel legno della quercia  anche se secolare ogni lobo del cervello fino a farlo sbriciolare. Oramai famiglie senza pace vivono  l’inferno sulla terra non c’è unione non c’è amore ne affetto la comprensione si dissolve l’ineluttabile  speranza prepotentemente tende a svanire.

Ingiusta più di sempre la vita passa coi suoi giorni svuotati ormai dalla gioia anche se fragile le riempiva  nel passato quando i valori avevano un senso e venivano apprezzati.