“All’àncora del tempo”, silloge poetica di Giancarlo Bianchi, edizioni Polistampa, recensione di Daniela Domenici
Era da tempo che non recensivo una silloge poetica e oggi ho sentito il desiderio di farlo. L’oggetto della mia lettura è stato “All’àncora del tempo” del poeta fiorentino Giancarlo Bianchi che ha racchiuso in questa sua silloge, come mi ha teneramente un giorno confidato, “tutta la mia vita, mi raccomando, trattala con delicatezza, leggila con calma e quando ti sentirai pronta, se vorrai, scrivi qualcosa…”, ci provo, Giancarlo, spero di esserne all’altezza…
E’ un volume poderoso che raccoglie più di 170 creazioni poetiche, suddivise in sette capitoli più grandi più altre scelte singolarmente, che hanno un andamento cronologico dal 1971 al 2013, quarant’anni della vita di questo poeta che dichiara nella sua introduzione “…la cosa che più importa, nella poesia e nell’arte in genere, è una sorta di energia, qualcosa più o meno simile all’elettricità o alla radioattività, una forza che trasfonde, salda e unifica. Una forza che somiglia piuttosto all’acqua che sgorga attraverso una sabbia chiarissima e la mette in veloce movimento…”: una perfetta descrizione dell’energia creativa.
Ciò che mi ha più colpito è il ragguardevole numero di liriche dedicate alla moglie Giovanna, uno struggente, ininterrotto inno d’amore che commuove davvero; vorrei citarne alcune per intero ma mi limiterò a qualche verso di “Questo amore”, che riecheggia la celebre poesia di Prevert, a pag. 53
E’ sempre esistito
fin da quando non ti conoscevo.
Ancor prima di conoscerti
io ti amavo.
Senza il tuo nome nulla ha senso.
…
sei un tempo mai esistito
sogno fino all’eternità
e poi troviamo tante liriche dedicate ai figli, ai genitori, ai nonni paterni, ai più cari amici; bellissima e articolata quella per Mario Luzi che inizia con una citazione del grande poeta fiorentino che dice “…la poesia agisce insomma secondo la sua necessaria dinamica che è quella di distruggere la lettera per ripristinare ed espandere lo spirito…”. Tutte le liriche sono intrise di una profonda fede e di un grande amore per l’Universo in tutte le sue forme e manifestazioni.
Bianchi conclude questa sua silloge con una lirica dedicata Firenze, sua (e anche mia) amatissima città
La mia Firenze
è la mia città,
una Firenze nascosta
in fondo al cuore
si affaccia come Icona sacra
splendente di puro oro
e argento a nutrire
la mia povera anima…
e una per il suo preferito mezzo di locomozione, la bicicletta, quella di altri tempi però, quando era
…silenziosa simile a zefiro gentile
essa non appartiene alla cronaca ma alla storia
e ad un sano e genuino stile di vita.
