Intervista a Fabrizio Basciano di Daniela Domenici

basciano

Ho conosciuto Fabrizio quest’anno quando ci hanno assunto nella stessa scuola media come docenti di sostegno. Ho subito percepito che fosse una persona unusual e multitasking (permettetemi questi termini anglofoni ma ogni tanto riemerge la mia laurea…) e infatti già in questi due mesi di “colleganza” ne ho avuto la conferma tanto da decidere di fargli un’intervista.

– Nonostante tu sia giovanissimo (hai l’età del mio figlio maggiore) hai già fatto un sacco di cose diverse, iniziamo dall’ultimissima: ieri è uscito un tuo singolo che hai pubblicizzato su FB e che hai pubblicato su YouTube. Vorrei che ce ne parlassi: da cosa è nato, quanti altri ne hai già creati…
–  EuroNeuroZona, questo il titolo del mio nuovo singolo, è un brano nato, come in molti altri casi nella mia esperienza personale, da un’idea ritmico-melodica. Nasce dunque prima la musica, alla quale è seguito poi il testo, costruito ad hoc sul flusso sonoro. Le parole comunicano idee, punti di vista, condivisibili o meno, circa l’attualità nazionale e internazionale. È un brano che fotografa il periodo storico che stiamo vivendo, restituendolo filtrato dalla mia personale esperienza critico-analitica (http://youtu.be/MlOjd5-aBcQ). Prima di questo brano ho inciso tre dischi, tutti reperibili sulla mia pagina bandcamp (https://fabriziobasciano.bandcamp.com/) e uno dei quali, Le 7 perle di Belzebù, è stato pubblicato dell’etichetta Nostress Netlabel.
– Pochi giorni fa sei stato intervistato da un’emittente radio siciliana, Musmea di Augusta (SR) che ho ascoltato con piacere durante la quale i due conduttori ti hanno fatto domande sulla scuola, sui tuoi libri, sul tuo essere diventato giornalista di una quotatissima testata italiana. Cominciamo dai tuoi due libri: quando li hai scritti? Come sono nati? 
–  I titoli sono “Le vie mistiche” (Irfan Edizioni) e “Battiato ’70, tra popular music e avanguardie colte” (Crac Edizioni). Il primo, del 2012, tenta di costruire un ponte di connessione tra il sistema gurdjieffiano della Quarta Via e il sufismo islamico, interpolando il tutto con quella che è stata la mia personale esperienza con la prima delle due correnti mistico-filosofiche. L’esigenza, alla base di questo piccolo trattato, fu quella di organizzare e sistematizzare una serie di intuizioni, di volta in volta corroborate da riscontri oggettivi. Il secondo, del 2015, è invece frutto della mia attività musicologica, e prende le mosse da quella che fu la mia tesi di laurea specialistica in musicologia. In tal senso, è forse, come anche sottolineato in una recensione uscita su Il Venerdì di Repubblica, il primo tentativo di trattare la produzione musicale di Battiato in senso puramente analitico, e non solo, come fatto finora, comodamente aneddotico.
– E ora parliamo del tuo essere diventato giornalista de Il Fatto Quotidiano: com’è accaduto? Quando? Come ti senti in questa veste?
–  Ho avuto la fortuna, nell’estate del 2014, di sottoporre alcuni miei articoli alla redazione del Fatto che, dopo averli attentamente vagliati, mi ha dato la possibilità di iniziare a collaborare con loro. Dapprima col cartaceo, poi, quasi subito dopo, con l’online, Ilfattoquotidiano.it. È già da un anno e qualche mese che è iniziata questa collaborazione e posso dire di esserne felice: Il Fatto è un giornale indipendente, aperto agli stimoli e molto pluralista. Mi è capitato, ad esempio, di pubblicare articoli su argomenti che nessun altro giornale avrebbe accolto e che, a sorpresa, hanno ricevuto un flusso considerevole di condivisioni. È un ruolo che richiede responsabilità e onestà intellettuale, oltre che una buona dose di pazienza ed energia. Scrivere per il quotidiano che già prima leggevo con avidità è quanto di più gratificante io potessi trovare.
– Appena ci siamo conosciuti a scuola ti ho parlato (chissà perché, forse già intuivo la tua essenza) del mio quarto libro, un saggio sulle compositrici italiane “Note di donne” e tu l’hai subito letto e in men che non si dica ne hai tirato fuori un articolo stupendo, di cui ti ringrazio ancora, che ha avuto molti commenti e, soprattutto, tante condivisioni. Parliamo di scuola ora: come sei finito a fare il docente di sostegno e per di più a Firenze dato che tu sei calabrese doc, orgogliosissimo di esserlo, di Lamezia Terme?
–  Quando dovetti scegliere la provincia nella quale inserirmi in graduatoria feci un calcolo delle probabilità veramente complesso ero capire dove avevo maggiori opportunità di venire convocato: Firenze si piazzava, da questo punto di vista, al primo posto, pari merito con Treviso, ma ovviamente optai per la prima. Il sostegno, attività nobile e incredibilmente stimolante, è praticamente, a conti fatti e coi dati alla mano, l’unico impiego possibile per tutti i neoabilitati come me che, in attesa di passare un giorno sulla propria materia, passano anche diversi anni su questa disciplina. Credo altresì sia un ambito, quello del sostegno, che qualsiasi professore debba conoscere prima di arrivare a insegnare la propria materia, tanto è formativo e stimolante al tempo stesso.
–  Dopo il famoso concorso, se lo passeremo sia io che te, saremo “costretti/e” a insegnare la materia in cui ci siamo laureati/e, io inglese tu musica: ti mancherà l’esperienza di quest’anno sul sostegno? Come ben sai io da cinque anni, per scelta, faccio la prof di sostegno con tanta passione e dedizione: a me mancherà…
– Come già accennato nella risposta precedente, sarà, quella del sostegno, un’attività di cui certamente sentirò la mancanza. Nonostante ciò non vedo l’ora di poter insegnare la materia per cui ho studiato tanto, sulla quale mi sono abilitato e per cui a breve, come anticipavi tu nella domanda, parteciperò al concorso a cattedra. Speriamo bene. 
– Ultima domanda di rito: che altri progetti hai nel cassetto? Altri libri? Altre collaborazioni? Altre composizioni?
– Ho al momento due progetti editoriali nel cassetto, e mi toccherà capire quale sia quello che mi motiva di più e che potrebbe garantirmi un feedback maggiore da parte del pubblico. Musicalmente parlando invece ho intenzione di scrivere e registrare, nei prossimi mesi, un brano che ho da tempo nel cassetto e che era nato solo strumentale, senza parti vocali: ora aggiungerò un testo che mi divertirò a cantarci sopra. Nel frattempo, continuo felicemente a insegnare e a scrivere di musica, oltre che, saltuariamente, di scuola, per Il Fatto. A nuove collaborazioni, qualora stimolanti e in linea coi miei principi, sono sempre aperto. A presto.