Vítězslava Kaprálová, la tragedia della grande compositrice europea dimenticata, di John Allison, da me tradotto e rielaborato

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“E’ Giulietta”. Le ultime parole della venticinquenne compositrice Vítězslava Kaprálová, dette in punto di morte nella Francia occupata dai nazisti, invocavano il capolavoro operistico di un altro compositore ceco, Bohuslav Martinů.

Nati a una generazione di distanza i due si trovarono insieme nella Parigi pre-guerra, prima come allieva e maestro, poi come amanti prima di essere divisi nel caos della guerra.

Mentre Martinů ha continuato a vivere nella consapevolezza di molti amanti della musica Kaprálová è un nome noto solo a pochi. Il suo centenario – nacque il 24 gennaio 1915 – è un’opportunità per ricordare non solo la sua tragica vita ma anche la sua musica.

La sua morte per tubercolosi all’ospedale di Montpellier il 16 giugno 1940 – il giorno che la Francia cadde – ha significato che il suo destino come compositrice è rimasto incompiuto sebbene molte delle più di 50 opere che ha lasciato siano notevoli. Scrivendo in molti generi Kaprálová sembrava destinata a diventare una delle più importanti compositrici, il suo stile distintivo mescola l’impressionismo con il modernismo ceco.

Anche direttrice d’orchestra Kaprálová è stata un’apripista per le donne in due delle discipline musicali più dominate dagli uomini. I suoi modelli di ruolo, comunque, sono stati uomini col più alto pedigree musicale. Nata nella città di Brno in Moravia che era ancora parte dell’impero austro-ungarico la prima influenza per la giovane Kaprálová fu suo padre Václav Kaprál che era stato allievo di Leoš Janáček. Un altro allievo di Janáček, Ludvik Kundera, padre dello scrittore Milan Kundera, appare come solista alla prima, nel 1935, del concerto per pianoforte in re minore di Kaprálová, il suo brano per la laurea che diresse lei stessa.

Dopo aver ascoltato il grande pianista Rudolf Firkušný suonare Martinů convinse Kaprálová, dopo ulteriori studi a Praga, a iniziare le lezioni di composizione con il compositore nel 1937. All’inizio di quell’anno, per il suo compleanno, Martinů aveva completato la partitura di Julietta: la storia di un sogno nel quale l’eroe, Michel, persegue la sua donna ideale che è così allettante che sceglie di rimanere nel sogno piuttosto che tornare nel mondo reale.

Poiché l’insegnante (sposato) e l’allieva divennero romanticamente coinvolti – il 46enne Martinů ammirava in modo genuino la musica di Kaprálová così come la sua bellezza e il entusiasmo per la vita – echi musicali di quest’opera iniziarono ad apparire nelle produzioni di entrambi.

Con l’aiuto di Martinů Kaprálová ebbe la sua fama internazionale con la sua prima pubblicazione in Francia, le “Variations sur le carillon de l’église Saint-Etienne du Mont” per pianoforte. Martinů l’accompagnò anche a Londra dove nella Queen’s Hall il 17 giugno 1938 divenne una delle prime donne a dirigere la BBC Symphony Orchestra. Inaugurando il festival della International Society for Contemporary Music la sua “Military Sinfonietta” testimoniò la crescente tensione nell’aria.

La presenza di Kaprálová a Londra attrasse molta attenzione. Incontrò l’ambasciatore ceco e partecipò a un programma della nascente BBC Television.

Le notizie dell’invasione di Praga accrebbero la mutua dipendenza dei due innamorati che iniziarono a parlare di una nuova vita in America. Alcune lettere indicano che Martinů, con un matrimonio senza figli, vedeva forse anche chance di paternità. Ma non riuscì a lasciare sua moglie e Kaprálová si avvicinò a Jiří Mucha, figlio frl famoso pittore di art nouveau Alphonse Mucha. Si sposarono il 23 aprile 1940, Kaprálová aveva trascorso la mattina del matrimonio con Martinů. Due settimane dopo fu ricoverata in ospedale con i sintomi della malattia che l’avrebbe presto uccisa.

Martinů e la sua moglie francese Charlotte erano pure nel sud della Francia e volò a Parigi su consiglio di Firkušný. Toccò al pianista per il quale Kaprálová aveva composto la sua opera per piano più celebre “April Preludes” dare la triste notizia della sua morte a Martinů. Il compositore cercò di visitare la sua tomba prima che con sua moglie lasciassero la Francia di Vichy e si rifacessero una vita a New York.

Due anni dopo la guerra quando fu invitato a contribuire a un piccolo volume di memorie di Kaprálová Martinů scrisse della sua “Vitulka”: perché il dstino le ha dato così tanta energia, così tanti doni preziosi e le ha negato l’opportunità di realizzare in pieno il suo potenziale? Questa domanda, penso, rimarrà senza risposta per sempre.

http://www.telegraph.co.uk/culture/music/classicalmusic/11365848/The-tragedy-of-Europes-great-forgotten-female-composer.html