accadde…oggi: nel 1890 nasce Victoria Ocampo, di Renata Adriana Bruschi
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Victoria Ocampo occupa senza esitazioni un ruolo di rilievo nell’avvicinamento tra Italia e Argentina. L’intellettuale argentina si affianca ad alcune altre voci che hanno reso possibile il dialogo tra le due sponde dell’oceano nel corso del Novecento. Un dialogo complesso, spezzettato, talvolta persino fin troppo segnato da fraintendimenti eppure stimolante e degno di approfondimento.

L’incontro trascende le pagine dei libri e coinvolge molti aspetti della vita culturale della società argentina, che tiene fede alla sua proverbiale calorosa accoglienza mista ad una leggera forma di inconsapevole invadenza.
Per la sua apertura mentale e insaziabile curiosità verso ciò che di nuovo veniva proposto negli ambienti culturali internazionali, Italia inclusa, la Ocampo è uno dei nodi cruciali ed in lei si avvertono tutte le contraddizioni di un incontro in continua evoluzione, che talvolta compie radicali ribaltamenti. Ma le trasformazioni profonde le offrono spunti per rivedere le sue convinzioni.

Nel secondo volume della sua Autobiografia si legge “De niña me han enseñado cosas que han variado tan considerablemente (…) y yo sola he tenido que restablecer el equilibrio , un equilibrio moral y espiritual comprometido.”
L’avvicinamento alla lingua italiana per Victoria è frutto delle prime lezioni impartite durante la sua adolescenza da un’istruttrice italiana a Buenos Aires, anche sulla base di letture dei classici. In questi anni giovanili a Buenos Aires, Victoria legge per prima volta la Commedia di Dante e si misura con la complessità linguistica dell’italiano. Infatti, anche se durante tutta la sua vita evitò di servirsene nelle occasioni pubbliche, pur tuttavia manifestò la sua ammirazione per l’italiano e poté fruire in Argentina di rare occasioni per ascoltarlo da intellettuali o politici italiani in visita ufficiale.

Di Enrico Ferri, giunto in Argentina nei primi anni del Novecento, per tenere conferenze dichiarò all’amica Josefina Bunge “estoy enamorada de su italiano”. Più tardi, ormai ventenne, prosegue nello studio della letteratura italiana e assiste alle lezioni tenute da prestigiosi professori presso l’Università della Sorbonne di Parigi, in qualità di uditrice.
I continui capovolgimenti politici hanno intralciato la fluidità del dialogo, creato degli equivoci o perfino diffidenze, con chiare ripercussioni sulle possibilità di comprensione mutua. Eppure, con la sua attività editoriale, Victoria Ocampo permise di avvicinare ai lettori di lingua spagnola le opere dei diversi scrittori, poeti e saggisti italiani, sin dalla creazione della rivista nel 1931, fino agli anni Settanta.

Infatti, appena varata la rivista “Sur”, la Ocampo e gli intellettuali presenti nella redazione esercitano un’influenza netta sulla diffusione della cultura europea in Argentina e in altri paesi di lingua spagnola. Al pari di diverse altre personalità, italiane per nascita e formazione – quali Attilio Dabini, Attilio Rossi, Gherardo Marone – Victoria Ocampo diventa promotrice di autori e opere letterarie italiane.
Viene quindi da chiedersi come mai una donna che non aveva alcuno stretto legame con l’Italia si fosse appassionata così tanto alla sua cultura. Tanto da continuare a sostenerla anche quando ne veniva ripagata tiepidamente.

Se si elencano i nomi delle personalità italiane che Victoria Ocampo conobbe ed ammirò nel corso della sua vita, ad iniziare da Guglielmo e Leo Ferrero, Enrico Ferri, Eleonora Duse, Maria Montessori, i conti San Martino Valperga, per poi passare a Massimo Bontempelli, Ottorino Respighi, Guido Piovene, Cesare Zavattini, Vittorio De Sica, Attilio Rossi, Elio Vittorini, Riccardo Bacchelli e l’Ambasciatore Arpesani si scopre che in prevalenza si tratta di italiani che avevano una forte apertura nei confronti degli ambienti internazionali.
Talvolta le permanenze in Italia di Victoria Ocampo diventano l’occasione per godere di certi aspetti unici che il paese offre, i suoi tesori architettonici e paesaggistici, oppure degli appuntamenti culturali svariati che Roma, Firenze, Milano, Venezia e Napoli potevano offrire nel corso del Novecento.