accadde…oggi: nel 1921 nasce Marcella Pobbe

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Nata a Colzè di Montegalda (Vicenza) nel 1921 Marcella Pobbe, dopo un primo periodo di studio del canto a Vicenza con Elena Fava Cenati (pure maestra di Renato Bruson e di Giuseppe Giacomini), frequentò il Conservatorio di Pesaro e successivamente si perfezionò in musica da camera sotto la guida di Giorgio Favaretto all’Accademia Chigiana di Siena. Il debutto avvenne nel 1949 al Teatro Sperimentale di Spoleto come Margherita nel Faust di Gounod.

Successivamente, dopo una ripresa dei Promessi sposi di Petrella a Napoli, si esibì presso i più importanti teatri nazionali ed esteri in numerose rappresentazioni di opere assai diverse sotto il profilo stilistico: l’oratorio drammatico Giovanna d’Arco al rogo di Honegger, Ifigenia in Aulide di Gluck, Orontea di Cesti, Il franco cacciatore di Weber, I cavalieri di Ekebù di Zandonai, Ivan il terribile di Rimskij-Korsakov, Giovanna d’Arco di Ciaikowski (prima esecuzione italiana), La guerra di R. Rossellini (prima esecuzione assoluta), Il convitato di pietra di Dargomyzski, La fiera di Sorocinski di Mussorgsky, Il principe lgor di Borodin, ecc.

Con esse mise a frutto le risorse d’una voce di timbro molto gradevole, accortamente usata in funzione espressiva, una musicalità di prim’ordine, una presenza scenica sempre sorvegliata, una figura avvenente.

Il debutto alla Scala avvenne nel 1955 come Betsabea nella prima esecuzione italiana dell’opera David di D. Milhaud, cui seguirono recite di Franco cacciatore (1955) e di Lohengrin (1957).

Tra gli altri esiti più importanti vanno ricordati quelli conseguiti in Adriana Lecouvreur, allestita anche dalla Televisione italiana nel 1955, l’Otello verdiano (eseguito più volte a Napoli, a Barcellona, a Filadelfia e nel cortile del Palazzo Ducale a Venezia e che le ha valso i maggiori consensi da parte della critica), il Faust, con cui si è presentata al Metropolitan di New York nel 1958.

Il repertorio si è poi man mano arricchito, fino a comprendere opere quali Guglielmo Tell di Rossini, Giulio Cesare di Haendel, Idomeneo di Mozart, Parisina d’Este di Donizetti da un lato, ma anche e soprattutto Tosca, Francesca da Rimini, Nozze di Figaro, lsabeau dall’altro, cui l’artista veneta ha prestato la superiore intelligenza dello stile e l’eleganza del fraseggio, oltre che una notevole efficacia del canto drammatico.

Da non sottovalutare inoltre, nell’arco della più che trentennale carriera, il suo costante impegno nel campo concertistico (eccellente nel Lieder), di cui è stata considerata una delle poche e valide esponenti italiane.

Al sottoscritto, che con lei ha collaborato per la sua autobiografia “Dove sono i bei momenti” (Ed. Leonardo Arte, Milano, 2000) confidò in più occasioni di avere un tremendo timore della morte. Purtroppo morì sola, nel 2003, nella sua casa di Milano, ed il suo corpo venne rinvenuto qualche giorno dopo.

E’ sepolta nel cimitero dei personaggi illustri di Vicenza.