restate a casa, di Loredana De Vita

Stay at Home

La vita si vive, non si attraversa soltanto, per questo non va sprecata né bruciata, per questo deve essere vissuta in sintonia con gli altri esseri viventi che, come noi, sono alla ricerca di un significato da dare al proprio esistere.

Talvolta, soprattutto in questi giorni, mi capita di provare ad astrarmi, di considerare me stessa come esterna alla vita che mi circonda. Sapete cosa vedo? Un formicaio di persone che seguono sempre la stessa direzione ma che, al contrario delle preziose formiche, lo fanno senza avere consapevolezza dell’importanza del proprio movimento.

Se una formica resta schiacciata dal piede beffardo di un bambino qualsiasi, o è chiusa in un barattolo per vedere che succede, la linea della vita non si interrompe, certo, ma la responsabilità dell’assalitore, per quanto ingenuo, non diminuirà, né la sua curiosità cancellerà la colpa.

Ecco, in questo formicaio che è la nostra vita, ci sono alcuni che si beffano della vita stessa e che, per vedere che succede o per semplice autocompiacimento, non rispettano le regole della vita civile e non sentono il peso della propria irresponsabilità. Sapete qual è il problema? Che nel formicaio dei rapidi insetti, è una forza esterna quella che prova a interrompere il circolo della vita; nel formicaio umano è l’uomo stesso a macchiarsi di tale crimine senza rendersi conto che quella realtà che sta mettendo a rischio appartiene anche a lui.

È così, meglio non cavalcare le distanze, quelle bare che per noi non hanno un nome, un nome lo hanno e hanno avuto una vita, relazioni, ragioni e torti come tutti gli esseri umani. Il minimo che tutti possiamo fare è avere rispetto e mostrare il nostro rispetto nella cura e nella responsabilità delle proprie azioni.

Non sono distanti quelle vittime, sebbene così ci appaiono. Non sono distanti le lacrime dei familiari, non è distante il dolore come non lo è la pena dei tanti che sono rimasti soli e di quelli che lottano per salvare la vita, anche la nostra vita e di cui ci dimentichiamo.

Pensate sia facile per un medico vedersi morire tra le mani tante persone? Non credo. Penso che quando tutto questo sarà finito, e finirà prima se smettiamo di essere stupidi e incoscienti, quei medici avranno negli occhi e nel cuore e nelle orecchie quel silenzio assordante e quegli occhi che si spengono senza che loro abbiano potuto fare di più. Certo, non sarà la prima volta per loro, ma moltiplicate all’infinito quella sensazione di vuoto e di impotenza, e provate a pensare quanto male faccia restituire la notizia, invece del corpo, a quelle famiglie che, stordite e spaventate, si sentono improvvisamente tranciate di un arto senza neanche poter vedere quel corpo per ricomporre la propria esistenza spezzata. «Io resto a casa» non è uno slogan per pubblicizzare un prodotto, ma un invito per rispettare la vita.