i bambini del maestrale, di Antonella Ossorio, recensione di Loredana De Vita

“I bambini del maestrale” (Neri Pozza, 2023) è l’ultimo romanzo di Antonella Ossorio che, ancora una volta, non smentisce la sua abilità di scrittrice attenta alla Storia e alle emozioni, alla sofferenza e alla dignità della persona umana.
Il romanzo, infatti, si ispira alla vera storia di Giulia Civita Franceschi che dal 1913 al 1928 diede vita a un’esperienza educativa unica nel suo genere che ha attratto e attrae pedagogisti antichi e moderni attorno al suo progetto di una formazione permanente volta non solo all’apprendimento e all’indirizzo verso un mestiere, quanto alla riconquista della identità e dignità umana di cui gli “scugnizzi” erano privati sia per le condizioni di povertà e abbandono, sia per essere etichettati come delinquenti e basta.
L’esperienza ebbe luogo sulla nave Caracciolo attraccata nel porto di Napoli, da cui il nome “caracciolini” in riferimento ai suoi allievi restituiti alla vita e non più esclusi perché “scugnizzi”, una nave/casa/scuola/palestra di vita in cui i bambini imparano a prendersi cura di sé e degli altri apprendendo rispetto, autostima, dignità, correttezza e giustizia.
La Ossorio, attingendo a fonti storiche come si evince dalla nota bibliografica, senza tradire l’autenticità della storia, la riveste delle emozioni e dei sentimenti di una autrice capace di descrive l’inimmaginabile senza essere prolissa, ma, anzi, sempre chiara e diretta. La”verità possibile” (il verosimile, direbbe Manzoni) si sposa perfettamente con i dati storici e contribuisce ad evidenziare meglio le peculiarità formative della vita di Giulia Civita che si mette accanto e al servizio dei più piccoli fino a essere ricordata come la “Montessori del mare”.
Tanto amore si scontra con la violenza del regime fascista che entra nella storia con la sua forza distruttiva e che, come narra la Ossorio, non modifica la passione e la coerenza di una donna che ha come unico obiettivo il bene e la cura dei ragazzi abbandonati neanche quando si tenta di coprire di fango e dicerie il suo operato.
Testimonianza dell’amore e della riconoscenza di chi l’ha conosciuta è il primo capitolo del romanzo che riguarda il funerale della Civita. Anche in questo la Ossorio è stata abile scrittrice.
Partendo dalla fine sembra mettere subito in chiaro la storicità del narrato che segue e nel quale ci si immerge parola dopo parola con il desiderio non solo di conoscere un’esperienza così importante, ma anche di potersi riconoscere nel desiderio di non escludere i più fragili e di poter essere accanto a ogni sofferenza con la dignità che questa merita non per compatirla a distanza, ma per essere parte attiva nel suo superamento.
Gli “scugnizzi” non sono un elemento folcloristico di una città bella e complessa, ma una realtà da comprendere, accogliere, condividere, amare.
“I bambini del maestrale” (Neri Pozza, 2023) di Antonella Ossorio è un romanzo coinvolgente che nel narrare il passato mantiene fisso il suo sguardo sul presente. Lo consiglio.