la linea del sangue, di Catena Cancilleri, recensione di Loredana De Vita

“La linea del sangue” (Nulla die, 2023) di Catena Cancilleri è una silloge di racconti brevi che propone al lettore di approcciare un tema non facile ma essenziale che si sviscera attraverso l’analisi delle “Cronache di mafia” come richiama il sottotitolo.
Il titolo, come sottolinea anche l’autrice nella IV di copertina, si appella a quel legame che esiste tra le persone e che si sviscera attraverso una linea che unisce tutti e tutti coinvolge, ma che chiede di definire e scegliere la forma e il contenuto del suo progredire, cioè, da che parte stare: sangue o amore, sangue o rispetto della vita e per la vita.
Il disegno della copertina è di Vanessa Macagnino ed è indubbiamente particolarmente evocativo poiché la croce su cui ciascuno di noi muove i propri passi è spesso segnata da cronache di mafia, camorra, ‘ndrangheta, (come evidenziato dalla sfondo dei giornali su cui giace la croce) che condizionano la nostra esistenza quotidiana molto più di quanto supponiamo. La condizionano nelle scelte, negli atteggiamenti, nelle parole, nei modi di fare che indicano quale sia la visione individuale giorno dopo giorno.
La Cancilleri affronta un tema già discusso in alcune sue sillogi precedenti (Di famigghia, 2015; Barricate, 2018; Dicotomie e 41 bis, 2020), ma in “La linea del sangue” lo fa con profondità sempre maggiore non solo ampliando lo spettro dei “casi” citati, ma evidenziando i legami che esistono tra i diversi eventi e che devono spesso il proprio acuirsi al silenzio, all’indifferrenza, alla paura, alla connivenza, all’interesse individuale.
Il tono malinconico dei racconti di questa silloge non indica rassegnazione, ma consapevolezza di un “fenomeno” che non è più un fenomeno ma una regola. Le mafie, cioè, non si mostrano occasionalmente, ma si esprimono continuamente afferendo a sé il diritto di segnare una strada che diventa un vicolo cieco.
Quel tono cantilenante, allora, vuole scuotere le coscienze, invitare a non rendere ovvio ciò che non lo è e non deve esserlo. Il contrasto tra il tono della scrittura e gli eventi narrati è fortissimo, poiché è come se si cantasse una ninna nanna a un bimbo che si sta strangolando. Inoltre, la forza delle anafore, cioè la frequente ripetizioni delle frasi, rappresenta una spinta ad aprire gli occhi; è come se la Cancilleri, gentilmente, ripetesse al cuore di ciascuno “Ma ti rendi conto di cosa sta accadendo?”, è un grido di dolore contro l’apatia, un invito a una scelta responsabile e umana.
Il volume presenta in appendice un elenco in ordine alfabetico di alcune delle tante vittime innocenti delle mafie; alcune che l’hanno lottata segnando una traccia percorribile, altre capitate nelle grinfie della violenza per errore o per caso. Credo che la Cancilleri sia pronta, per competenza storica e letteraria, ad affrontare questo e altri argomenti in un racconto lungo. Lo aspetto.
“La linea del sangue” (Nulla die, 2023) di Catena Cancilleri è un libro che non può mancare nella coscienza e tra le mani di ciascuno.