Nove giorni e mezzo, di Sandra Bonzi, Garzanti 2022, recensione di Daniela Domenici

Un’ironia che allarga e rinfresca il cuore, un’intelligenza puntuta che si prende in giro senza timore. Sandra Bonzi mi suscita sorellanza? No, invidia pura. Ed è anche comica…basta che non si metta a fare l’attrice” queste parole, in quarta di copertina, di Angela Finocchiaro sono una perfetta sintesi di questo splendido libro della giornalista e scrittrice Sandra Bonzi che ho letto in un soffio nonostante le sue 335 pagine e nel quale vorrei immergermi nuovamente per regalare ancora sorrisi alla mente e al cuore.

I primi complimenti vanno alla straordinaria, leggera, intelligente e perfetta ironia che colora ogni pagina, si sorride e spesso si ride alle avventure della giornalista Elena Donati, di suo marito Ettore, docente universitario, dei loro figli Marco e Anna, dei genitori di Elena, i favolosi Mario e Margherita, delle formidabili e inimitabili amiche ottantenni di quest’ultima, del magistrato Cappelli e di tante/i altre/i co-protagoniste/i di questa deliziosa storia immaginata da Bonzi per dirci che “non è mai troppo tardi per sentirsi vivi/e di nuovo. Per ridere di gusto, per dire un no in più e tornare ad amare se stessi/e”: standing ovation!

E complimenti di vero cuore per lo stile narrativo semplicemente perfetto (una perla rara…),ricco, variegato, denso di dialoghi con tanti puntini di sospensione che li rendono ancora più veri e vivaci; e il titolo che riecheggia un celebre film è un’idea geniale: bravissima!