accadde…oggi: nel 1907 nasce Dora Maar, di Paola Naldi

Arte al femminile (479)

Dora Maar (Henriette Theodora Markovitch) è diventata famosa soprattutto per la lunga relazione con Pablo Picasso. In realtà è stata una valente fotografa, poetessa e pittrice.

Nasce a Parigi nel 1907. Il padre, di origine croata, è uno stimato architetto, che si divide tra Parigi e Buenos Aires (Argentina), dove gli sono stati commissionati incarichi prestigiosi. La madre è proprietaria di boutique e frequenta l’ambiente parigino della moda.

Dora da bambina alterna la permanenza in Francia con quella in Argentina.

Intorno agli anni ’20 studia arte presso l’Ecole et Ateliers d’Arts Decoratifs a Parigi e in seguito frequenta l’Academie Lhote , interessandosi ai nuovi movimenti artistici.

Si appassiona alla fotografia, poco praticata dalle donne di allora, e segue corsi specialistici in proposito, diventando molto abile e creativa in questo settore.

Dopo alcuni dipinti, soprattutto nature morte, si dedica in modo esclusivo alla fotografia. Parte per Capo Verde per un reportage e al ritorno apre uno studio con il fotografo Pierre Kéfer, operando con successo nel mondo della moda e della pubblicità. Le sue immagini innovative e sperimentali riscuotono grande interesse.

in seguito al crollo della borsa di New York del 1929, gli anni ’30 vedono una profonda depressione economica anche in Francia, unita a grave instabilità politica. Dora, attenta ai fermenti sociali, fotografa gli ambienti poveri di Parigi, con sensibilità e attenzione: i mendicanti, i disperati rimasti senza lavoro, le madri sole con i figli, persone poverissime che vivono in baracche di fortuna. Immortala la solitudine, ma anche la dignità degli ultimi.

Oltre all’interesse per le disuguaglianze sociali, un altro tema di interesse è per lei il mondo onirico, magico, soprannaturale, per cui è vicina alle tematiche surrealiste.

Viaggia per l’Europa per lavoro e prova particolare attrazione per la Spagna, soprattutto la Costa Brava e Barcellona. Fa mostre, scrive, pubblica articoli e milita in movimenti politici di sinistra. I suoi scatti vengono pubblicati anche su riviste d’arte.

Sentimentalmente si lega prima al cineasta Loui Chavance e poi al poeta Georges Bataille, di cui condivide gli ideali rivoluzionari, ma che le fa vivere un rapporto malato, per l’abitudine di quest’ultimo di frequentare regolarmente i bordelli.

Incontra Picasso per la prima volta sul set di un film: lei ha 28 anni e lui 54, con varie relazioni alle spalle e in corso. In seguito lo incontra di nuovo in un bar di Parigi. Seduta da sola, colpisce velocemente con un coltellino lo spazio tra le dita guantate di bianco, in un gioco che le procura anche delle ferite, di cui non sembra curarsi. Picasso rimane colpito e le chiede di avere i suoi guanti insanguinati, che poi esporrà in una mensola del suo salotto. Questo è l’inizio di una passione e di una relazione che per Dora sarà frustrante e tossica. Picasso mantiene relazioni anche con altre donne e vuole che lei accetti la situazione e cerca in ogni modo di mantenerla in un ruolo subalterno, che soffoca la di lei creatività. Ciascuno vive in un proprio appartamento e Picasso le impone di poter andare da lui solo dopo suo invito.

Picasso la spinge a riprendere la pittura, anche se sa benissimo che Dora è una maga della fotografia, cerca di esasperarla e farla continuamente ingelosire. Dora è sopraffatta dalla personalità del pittore, anche se non è felice. Diventa la sua musa e modella privata, ritratta molte volte.

Secondo alcuni studi Dora ha influenzato alcune scelte di Picasso, come la realizzazione di Guernica, il capolavoro sulla guerra civile spagnola, di cui Dora fotografa le fasi di realizzazione.

La storia con Picasso dura 9 anni, lasciandola disfatta, depressa e sofferente per la propria sterilità. La crisi del rapporto arriva all’apice nel 1943, consumandosi tra scenate e tradimenti.

Gli eventi della seconda guerra mondiale costringono il padre di Dora, a causa delle sue origini, a rifugiarsi in Sudamerica. La madre viene arrestata in Francia, incarcerata per alcuni mesi e muore per i traumi subiti. Dora, travolta dagli eventi dolorosi ha una crisi psicologica devastante. Viene ricoverata in una clinica psichiatrica e curata con numerosi elettroshock: viene seguita dal famoso psicanalista Jacques Lacan, che l’aiuta a superare il proprio travaglio. Dora dirà: “Io non sono stata l’amante di Picasso. Lui era soltanto il mio padrone.”

La pittura e la religione l’aiutano a superare il profondo rancore verso Picasso, che ha distrutto anche la sua carriera, e la perdita dei genitori.

Picasso le lascia alcuni quadri e una casa a Ménerbes, in Provenza.

Dora deve superare difficoltà economiche e la dimenticanza di cui il suo lavoro è stato oggetto. Riesce a superare la notorietà un po’ alla volta, riprende la vita sociale e recupera le amicizie. Continua a dipingere e a sperimentare. Realizza scenografie e sperimenta la tecnica dell’acquaforte.

Entra nell’ordine delle Benedettine: meditazione, ricerca spirituale e pittura sono i suoi interessi. Espone a Parigi nel 1957 e a Londra nel 1958. Riprende anche la fotografia, rielaborando vecchi fotogrammi.

Muore in una casa di riposo nel 1997.