La serva padrona, di Laura Florian, Golem edizioni 2023, recensione di Daniela Domenici

Il titolo richiama subito alla mente l’omonima opera lirica di Pergolesi ed è stata, secondo chi scrive, una scelta perfetta da parte dell’autrice, Laura Florian, per questo suo splendido, corposo giallo, ambientato nei primi anni del secolo scorso a Strasburgo e dintorni, che ho divorato nonostante le sue quasi trecento pagine e apprezzato per più di un motivo.

In primis perché ha saputo immaginare una trama complicata come un puzzle di cui solo alla fine si troveranno le tessere mancanti grazie alle tracce abilmente sparse come briciole lungo il percorso dell’ispettore De Maes il quale riuscirà a ricomporre i vari fili per assicurare alla giustizia mandanti ed esecutori: bravissima!

E complimenti per la perfetta caratterizzazione psicologica dei/lle tanti/e coprotagonisti/e, da Marie, la serva padrona del titolo, alla moglie Annette e al vice Lemoine, da Estelle, che gestisce, insieme al marito, la fattoria dove l’ispettore va a stare per indagare più da vicino, alle tante persone che orbitano intorno a loro: standing ovation!

Concludo con un dubbio (ironico, non amletico): Laura Florian abita in quelle zone che descrive con tanti, dettagliati particolari da darci l’impressione di essere là con lei mentre racconta o…ci ha vissuto in qualche vita precedente? Complimenti!